Golf al buio - Due giornate dimostrative all’Istituto per giocare a golf senza la vista
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Le braccia ruotano precise per assestare il colpo. Il rumore secco del ferro e quindi il sibilo della pallina che vola sopra il campo. Suoni che conoscono bene tutti gli appassionati di golf, ma che si imprimono ancora di più nella memoria delle persone che non vedono.
Sì, perché il golf è un’attività particolarmente apprezzata dai non vedenti. Le sue caratteristiche, infatti, lo rendono particolarmente “accessibile” a persone con diversi tipi di disabilità e, per questo, dal 1998 esiste una associazione che promuove questa disciplina fra i disabili, la Federazione Italiana Golf Disabili (FIGD). Insieme alla Federazione, il Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano Onlus ha organizzato all’Istituto dei Ciechi una due giorni di golf per far provare a tutti questo sport senza la vista.
“Golf al buio”, questo il titolo dell’evento, si è svolto il 2 e il 3 ottobre scorsi sul “green” tutto particolare allestito in un chiostro dell’Istituto. Presenti due giocatori d’eccezione, i campioni non vedenti Andrea Calcaterra, chairman del Dipartimento Blind della FGDI
e Chiara Pozzi Giacosa, vincitrice del British Blind Open 2009 tenutosi a giugno in Scozia.
I due golfisti hanno dato una dimostrazione di raffinata tecnica con speciali palline da allenamento (più leggere del normale), invogliando i presenti a provare.
Tutti hanno così potuto vivere l’emozione di riuscire a colpire per la prima volta la pallina, assistiti dai maestri che spiegavano la tecnica per eseguire un perfetto swing (il movimento rotatorio con cui si colpisce la pallina). Per tutti ogni volta c’era la sorpresa di riuscire a colpire la palla.
Al “Golf al buio” hanno potuto partecipare anche i giocatori vedenti che, bendati, si sono accorti come la vista non sia indispensabile per colpire nel giusto modo la pallina. Naturalmente poi serve un lungo periodo di allenamento e molta esperienza per conseguire buoni risultati, ma questo è vero anche per gli sportivi che ci vedono.
Alcuni metodi di training prevedono di esercitarsi senza la vista, cercando di non pensare alla pallina e concentrandosi esclusivamente sul gesto. Una volta impostato il movimento – dicono gli istruttori con parole che ricordano gli insegnamenti zen - non è necessario guardare, perché la palla seguirà la giusta traiettoria.
Naturalmente è fondamentale l’aiuto di un’altra persona che suggerisca la direzione, il tipo di terreno e la distanza dalla prossima buca, ma questo ruolo è già previsto dalle regole del gioco con la figura del caddie, il portabastoni che fa da consulente tecnico e strategico del giocatore.
Il golf è dunque uno dei pochi sport che permette di gareggiare a tutti, disabili e non, nello stesso team e sullo stesso terreno, offrendo un’ulteriore occasione di integrazione. Inoltre il giocatore disabile visivo ha la possibilità di muoversi a piedi in ampi spazi aperti, migliorando la propria autonomia motoria e traendo benefici dall’attività fisica.
Marco Rolando
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