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Il racconto del challenger di venezia


Il 5/06/16 ho corso il challenger di venezia, gara di triathlon che si svolge su distanza full, che ovviamente sono 3800 di nuoto, 180 di bici e 42 di corsa. È stata la mia 10 candelina messa sulla torta dell'Ironman, così per rendere speciale il passaggio a doppia cifra l'ho disputata con Alberto Ceriani atleta non vedente.

Era la mia prima volta che accompagnano Alberto su questa distanza, così la tensione era altissima, resa ancor più alta dal fattore logistico che mi portava a non aver l'importante aiuto di Paola, non me la sono sentita di chiederle la sveglia alle 3 della mattina, la zona cambio apriva alle 3:45 e il nostro autobus partiva alle 4:45 per spostarci verso il punto di partenza che ovviamente per onorare il nome della manifestazione è stato a Venezia.

Alberto invece è molto tranquillo e autosufficienza in tutti i preparativi, a differenza di me che sono un casinista.

6:30 la sirena apre le danze, noi siamo appena dietro i pro e quindi con partenza dall'acqua. Anche se entrando ci tagliamo entrambi i piedi sui gusci delle cozze. Fortunatamente non con tagli profondi da compromettere la gara. Metto in tensione la corda e inizio a mulinare con braccia e piedi, sento le mani di Alberto che mi toccano segno che devo aumentare, ma non riesco sono a tutta, oltre al fatto che non sono allenato sul nuoto la corda mi impedisce di dare la gambata piena e vado a zig zag. La fortuna è che il percorso è un drittone con riferimenti a destra e a sinistra così mi metto tutto a dx dove ho i pali che mi danno la direzione. C'è bassa marea e questo comporta che le me mani vanno a dragane il fondale, così nella braccia oltre all'attrito dell'acqua ho nche quello della sabbia. Finiamo la parte natatoria, percorriamo di corsa un lunghissimo corridoi che ci porta alla zona cambio, prendiamo le nostre sacche di colore blu e ci infiliamo nella tenda, Alberto litiga un po nel sfilare la muta, ma il mio intervento lo libera dal neoprene. Incominciamo la vestizione. Corsa verso il nostro mezzo che spunta fuori dalla rastrelliera, allacciato il casco e ci dirigiamo a fare questi 180 km. Le nostre orecchie sono sui rumori che il tandem ci da, perchr nelle ultime uscite abbiamo sempre rotto dei raggi e questo ci preoccupa, ma il tandem gira bene e la scelta di cambiare il copertone da 28" a 24" si rende appagante. Avendo attrito minore riusciamo a tenere una media sopra i 30 orari. Frazione di bici facile, tolti qualche cavalcavia è tutta piatta e su un buon asfalto. Un paio di Pit stop causa un fortissimo mio mal di pancia che mi contrae nei primi 40 km, una volta liberato la media continua a salire. Il vento si alza nel terzo e 'ultimo giro, aumentando il grado di preoccupazione perché la nostra vela è dobbiamo e ci frena tantissimo quando laterale. Ma giungiamo al termine dei 180 entriamo in zona cambio e qui ci aspettano le sacche rosse, ci si cambia. Alberto litiga un po in quel disordine causato dal passaggio precedente degli altri atleti, dimentica solo il cappellino nella sacca e mi spinge a partire, ma non sono un minuto che può far cambiare il nostro obbiettivo, invece 42 km sotto il sole senza protezione sulla testa si, quindi lo cerco e cosi partiamo ad affrontare questi 5 giri che ci dividono dalla finisch line. Il primo lo corriamo tutto, ma la difficoltà del percorso ci sfianca piano piano e dobbiamo fare i conti con la fatica gestendola. Percorso molto bello e tutto chiuso al traffico, ma veramente difficile per un non vedente, e di conseguenza difficoltoso anche per me che devo continuamente indicare i cambi di direzione i cambi di terreno e i cambi di dislivello. Corriamo decentemente sino al terzo giro poi inizia un calvario mentale per Alberto tanto che al quarto si vuole ritirate. Capibile in quanto noi vedenti troviamo forza mentale nel vedere un ristoro o come motivazione un sorpasso di un atleta per lui è tutto buio. Qui chiedo aiuto a tutto il pubblico che risponde con dei lunghi applausi ed incotamenti, anche se nei giri precenti c'è stato molto vicino, e nei tratti senza lo stimolo a correre dandoli motivazioni mentali, i km sono lunghissimo, ma lo tiro più di Ector, il suo cane giuda, con l'auto di tutti arriviamo al tappeto che ci porta alla Finish Line che tagliamo accompagnati da Martina figlia di Alberto ed Aurora figlia di nostri amici che sono venuti ad incitare la nostra grande impresa. Paola è li ad attenderci insieme a tutti gli altri per poter iniziare i festeggiamenti.

Esperienza grandiosa che mi riempe il cuore e anche se in intervista finale Alberto dichiara che che non la ripeterà più io la consiglio a tutti. Per la cronaca il nostro tempo finale è stato di12:38:00, personal best di Alberto su distanza IM

A volte lasciare il cronometro a casa e correre per noi stessi è molto più appagante.

Grazie Alberto per la grande possibilità che mi hai donato!

Alla prossima

Ironsappa

E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
Non ci servono occhiali per vedere questo mondo meraviglioso, lo vediamo attraverso lo sport!

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