Nordic del GSD non vedenti Milano.
26-30 Luglio 2019
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"La montagna è di chi se la guadagna". Il titolo era perfetto per il Nordic Walking 2019 del GSD; i suoi nove partecipanti agguerriti, scalpitanti, pronti a sgagnare le calcagna alla montagna. Che ne dite invece di: "In montagna chi sta attento non si bagna"? Ebbene sì, noi e le nostre mitiche guide abbiamo dovuto stare mooolto attenti: questo giro Giove è stato alquanto avverso, perverso, un po' troppo estroverso. Da Milano già guardavamo il meteo, e un po' eravamo preparati... a essere bagnati, e depressi; no dai, con l'irriducibile ottimismo dei vacanzieri abbiamo sperato che anche questa volta saremmo riusciti a schivare il peggio. Infatti, giusto quando il pullmino è arrivato in val di Fiemme, ecco un bello scroscio, così, tanto per chiarire le cose. Però davanti all'albergo Rosa era ora di cena per le rondini in cerca degli ultimi insetti; e, visto che alle rondini piace cenare all'asciutto, qui niente pioggia! Abbiamo scaricato all'asciutto, siamo in orario per cena, in pullmino Renato ci ha anche fatto fare on-line il menù, se no a cosa servono i cellulari, e ci stiamo leccando i baffi,niente male come inizio. Facciamo anche la conoscienza con il Draghino di due mesi, la Babi e Fabio sono qui da qualche giorno, ora finalmente vediamo il piccolo Alessandro. Speriamo solo di non sconvolgerlo troppo. E vediamo se riusciamo a fregare il meteo nella prima passeggiata al Dos dei Làresi. Al Draghino diamo ancora un paio di anni di tempo prima che gli tocchi di venire con noi a scarpinare, così Fabio e Babi ci aspetteranno a Predazzo girellando per il paese; noi del pullmino ci dirigiamo agli impianti del Cermis. Uè! Traaanqui. Noi siamo sportivi, mica li prendiamo gli impianti. Mica ci andiamo con le infradito, in montaaagna. L'idea geniale di Alberto è di usarli se dovesse piovere al ritorno. Ma noi siamo fiduciosi... Soprattutto perchè Francesco li ha pure persi, i biglietti. Così ci avviamo: Florinda ritrova Andrea "sole che ride" con cui non cammina da qualche anno; il Presidente con Giacomo riesce anche a parlare sulle salitone, effetto "Scudetto Thunder's", o effetto "dieta della Flori"? Il Coccolino se la conta di tecnologia con Samuel, così della salita si accorge solo il Garmin; la Coccola cerca di convincere Alberto che i serpenti sono tanto carini, ma non pare riuscirci e non capisce perchè; finalmente dopo qualche anno che non viene possiamo portare Anna su qualche altra passeggiata che non ha ancora visto; Armando e Loredana, vecchi amici ma è la prima volta che vengono con noi sui monti, si difendono benissimo e salgono senza fare una piega, anche quando si presenta la scelta: "strada più erta o strada più piana?", e solo Antonio e Fulvio non riusciamo a convincerli a seguirci sull'erta via. Ehm, e forse avevano ragione loro: Sbuffando e ansando, raccogliendo qualche lampone (grazie Albe!), incontriamo anche il "ragno dei tronchi"; non è un artropode, la Coccolina sarebbe stata contenta, ma un macchinario abbastanza spaventoso parcheggiato qui nel bosco... Sembra tanto incongruo, ci chiediamo perfino come ci sia arrivato. Ma ci spiegano che serve a ridurre i giganteschi tronchi caduti in legni trasportabili, qui c'è ancora un sacco di lavoro da fare dopo il disastro di ottobre, continueremo a incontrarne tracce angoscianti. Armando è pure curioso e un sacco descrittivo, è tutto nuovo anche per lui, il che ci piace, alla fine almeno abbiamo qualche spiegazione in più anche noi. Quando siamo quasi in cima scopro di aver riempito la borraccia alla fonte del Salvanel... Ma siamo passati dal Salvanel? E non mi avete detto niente? E se si arrabbia che non l'ho salutato? Sapete bene quanto ha imperversato qualche anno fa il pestifero Salvanel! Basta guardare l'articolo giusto. (Per chi l'ha visto e per chi non c'era, quello del 2016.) Come prima passeggiata abbiamo realizzato che Alberto non ci è andato giù leggero. Ma siccome vale la legge di non chiedere mai quanto manca, potrebbe mancare troppo... Non chiediamo. Prima di schiattare però quasi di colpo ci troviamo nella civiltà: voci di bimbi, gente che gira, siamo vicini all'arrivo degli impianti; non è questo che ci piace, era meglio il bosco silenzioso, ma almeno siamo vicini anche alla pappa. E non piove neanche, dai che il temporale si è spostato sull'ora di Mosca. Malga Tonda ci accoglie, con un menù molto interessante. Peccato che, quando cominciano ad arrivare portate sbagliate, la cameriera incolpi un tablet con poca connessione; anche con il tacquino e la penna deve esserci poca connessione, perchè continuiamo a ricevere cose non chieste, o a non ricevere cose chieste. Quello che arriva è davvero molto buono, ma dopo aver ricevuto i caffè prima dei dolci, aver passato due ore a tavola, aver rinunciato a due strudel dispersi, decidiamo di levare le tende. Davide, che ha passato il tempo disinfestando la tavola dalle mosche in maniera brutale e un po' disgustosa, potrebbe anche chiedere uno sconto; ma se poi il tablet si incastra magari preferiscono ridargli le mosche... Ci avviamo sulla discesa, confidando in un sole che permette al momento di andare anche sbracciati. Adesso non siamo più nel bosco, il panorama per chi può si dilata su monti e pratoni. Poi non si dilata più per nessuno, il sole ha fatto la fine dello strudel della Flo ed è sparito. Qualche gocciolina leggera ci sprona a essere più sportivi e allungare il passo. Poi ascoltiamo, s'ode... Rotola... Pare un tuono, sì sì, è proprio un tuono. Anche due. Folate di aria fredda, e cominciano le gocce serie. Votiamo per non fermarci a mettere le mantelline e confidare nel passo veloce e nelle ordinazioni ritardate... Magari arriva tardi anche la pioggia! Ormai abbiamo superato lo sterrato della scorciatoia, sull'asfalto si può accennare anche una corsetta. Bè, è una corsetta, cosa c'è da ridere? Se Alby preferisce fare solo il passo più lungo e non vuole correre mica colpa mia.... Ormai siamo in vista del ponte coperto e il temporale che rotola ci ha giusto rinfrescato un pochino prima di arrivare al sicuro! Sicuro? Il ponte è tutto di legno, ovviamente è sull'acqua, i fulmini girano in giro... Ma neanche gli altri turisti qui con noi si preoccupano, allora facciamo finta di non essere preoccupati nemmeno noi, mentre arriva anche la Flo con Andrea giusto con una spruzzatina di gocce sulle spalle. Ci siamo tutti tranne il Presidente, Giacomo gli ha fatto mettere la mantellina e lo ha fatto scendere sull'asfalto per non incorrere in inciampi sullo sterrato, ha fatto bene, adesso che ha vinto lo scudetto dobbiamo tenerlo ancora più da conto! Offriamo volontario il dav ammazzamosche per recuperare il pulmino, tanto non piove quasi più e lui corre veloce, -mica come la Coccolina-, (chi è che fa lo spiritoso?) e rientriamo in albergo. Grande Renato che ci accende il fitness, per eliminare qualcuno dei 14 km di oggi la sauna è quello che ci vuole! Chi è nelle camere nuove trova la doccia sonica, come quella di star trek; c'è una vetrata a tutto muro, un balcone da pipa che è una sciccheria, e perfino le spine a porta usb, per gli storditi che si dimenticano le spine giuste a casa... Ma ancora il caffè del dopocena da solo non si zucchera, quindi se non si mette la bustina inutile girare il cucchiaino. Non è che magari siamo un po' stanchini per la passeggiatona? Armando e la Lori che evidentemente invece non lo sono vanno in cerca di cultura per il paese e trovano un concerto di organo in chiesa; ma forse noi è meglio che andiamo a nanna. La domenica sarà impegnativa! Non per i piedi: i nostri poliziotti mitici ci raccolgono e sotto una pioggerella da "avete visto che il meteo ci azzecca?", hanno addirittura fatto aprire in anteprima il "Museo della gran Vera" di Moena, cioè il museo della Grande Guerra. Aspettando la nostra guida ufficiale Angelica cominciamo ad esplorarci un bel plastico... in Lego! Con noi oggi ci sono anche i Draghi, e il Draghino, che però è troppo piccolo per gustarsi i Lego; in compenso la Coccolina non è abbastanza vecchia, state attenti che non si porti via qualche pezzo di montagna. Sì, perchè il plastico riproduce le valli e i rilievi che sono stati il fronte Italo-Austriaco qui in Trentino. Ci spiegano anche che il museo era nato qualche anno fa come installazione temporanea in occasione del centenario della Guerra, ma ha avuto successo e quindi tuttora continua a esserci. Bhè, sarebbe un peccato, però se dismettete il museo il plastico di Lego lo prendo io... Ehm. Poi però la parte lieve finisce: ci accompagnano in varie sale, e ci raccontano: possiamo toccare oggetti come elmetti, divise, sentire il peso delle bombe a mano, un cannoncino da campo e una mitragliatrice nel suo nido di sacchi di sabbia, e forse è meglio non riuscire a immaginare tutta la devastazione che hanno procurato, una lamiera ondulata è perforata e squarciata, ma non sanguina... Una sala di fotografie racconta in modo crudo, infatti è vietata sotto una certa età, e credo che non avrei potuto affrontarle, vedendole. Ricostruzioni di ambienti come la casetta di un ufficiale, o la terra di nessuno, tra i fronti di trincee. Manichini di soldati feriti, e, da un registratore, la voce di un vecchio soldato risponde in eterno alle domande di un giornalista. Ci spiegano come, in queste terre di confine, molti italiani fossero in realtà arruolati con gli austriaci, e comunque da loro malvisti e spediti in zone di guerra lontane dall'Italia. Tragedia nella tragedia. Il museo fa il suo effetto, l'impatto è molto forte. Personalmente sono contenta di uscire di nuovo a respirare l'aria lavata dalla pioggia, mentre qualcuno, all'interno, aggiunge un chiodo alla statua dell'aquila che veglia all'ingresso. I nostri monti che tutti gli anni ci accolgono e ci coccolano, con la loro gente e la loro vita, ne hanno viste di tutti i colori. Abbiamo ancora tempo per una visita alla Caserma dei nostri grandi poliziotti. Ad accoglierci è venuto anche il loro capo, che abbiamo già visto a più riprese, il Comandante Zamparelli è nostro gradito ospite regolare alla cena guide invernale! Ci lascia girellare per la Caserma; qualcuno si avventura a visitare la palestra, c'è davvero di tutto, anche le pareti per arrampicarsi.... La parte più semplice è quella dello strapiombo... Ehm... I più si infilano a visitare il poligono, meno male che non li fanno provare a sparare. A questo punto avremmo l'opzione di arrivare al ristorante, (ebbene è giunta l'ora), a piedi; ma guarda un po' che strano piove. Quando vediamo la fatica che fa il pullmino e che fatica fa Davide a farlo arrampicare, forse siamo contenti di non averla fatta a piedi. Tanto Alberto ha già detto che la tiene buona per il prossimo anno. Intanto vediamo come si mangia, se la salita vale la fatica!
Forse è meglio che a malga Peniola non ci torniamo: a parte il fatto che lo stinco di cervo del menù non c'è più, sono rimaste le corna appese nel bagno, ma quelle il Coccolino non se le mangia, e ripiega su uno stinco di maiale che è una favola, siamo tutti imbarazzatissimi su cosa scegliere, ogni scelta è una rinuncia! Beato te Draghino che non devi rinunciare alla polenta con il capriolo, o alle pappardelle, o alla carne salada, o allo yogurt con le castagne.... Tu sì che con il tuo latte vai bene! Noi alla fine siamo quasi tutti costretti a prenderci due dolci, il semifreddo al mugo e il keiser smarren non è che si trovano proprio sempre... Che fatica la vita! Oltretutto sono tutti carinissimi e veloci, e senza tablet. Non era mai capitato, ma tornati in albergo qualcuno disdice dei piatti per la cena, ci sarà mica un virus in giro? La giornata però non è finita: capo Giacomo ha macchinato con Francy e con il Coccolino per portarci a conoscere la sua mamma.... che guarda caso ha delle grappe buonissime! Così tutta la banda sbarca da mamma Rosa e sorella Tiziana, che oltre ad accoglierci come figli dispersi tornati all'ovile... (Giacomo, sei sicuro di avergli parlato proprio di noi? Non è che aspettavano qualcun altro?), ci allietano con assaggini di nettari meravigliosi, ovviamente è a scopo terapeutico, per digerire il pranzone che ci è toccato ingurgitare. La famiglia sprint di Giacomo ci è proprio piaciuta, perfino più delle grappe! Torniamo al Rosa e, Giove fetente, non piove più. La banda è un po' scalpitante, dopo tanta cultura e tanta pappa, ci starebbe bene anche una sgambatina. Miola o Campeggio? Visto che il tempo non è proprio serenissimo votiamo per il Campeggio, tanto la strada qua la conosciamo e dobbiamo pur guadagnarci la cena, anche quella poca rimasta dopo i piatti disdetti. Ritroviamo la nostra vecchia amica stradina lungo il Travignolo, ma quanto è cambiata: tantissimi degli alberi che la contornavano ora giacciono in cataste lungo i bordi, profumate, ancora questo ci regalano, in attesa di essere portate via. Anche sopra il campeggio la montagna è diventata brulla, già ripulita, ha cambiato faccia. Torniamo verso la cena con almeno 8 chilometri nelle gambe, e un po' di spazio in più nello stomaco. Chiudiamo la giornata con la visita di Nadia e Bruno, lui quest'anno è di servizio altrove, così non ci è toccato tornare a malga Cugola (chi c'era se la ricorda!), Però non abbiamo neanche rivisto la nostra piccola mascotte Emma; la prenotiamo per il prossimo anno. Il lunedì si apre all'insegna.... Della pioggia, tanto per cambiare. Colpa della Coccolina che ha messo la crema da sole? Piove piove, Cusati non si muove. Arrivano i poliziotti, "Volete qualcosa"? "Un po' di sole, grazie". Avevamo idee bellicose per stamattina, Torre di Pisa, Passo Feudo.... Tzè. Vabbè, si resta in valle. Il vulcanico Alberto si inventa un tour nella Predazzo misteriosa: in effetti finiamo in sottoporteghi mai visti, ci affacciamo in vicoli acciottolati di case antiche dove i fienili sono diventati mansardine fiorite. Non mancano neanche le salite. Approfittando di una tappa bagno strategica, visto che siamo anche vicini al mercato della Coldiretti, Fulvione mi fa da spalla, e ci infrattiamo in cerca della bancarella che vende i frutti di bosco. Abbiamo rinunciato al bosco, non vorrete mica che si rinunci anche ai frutti. I lamponi sono finiti, mannaggia ai turisti, ma le fragoline e le more ci sono, così un paio di vaschette strategiche finiscono nello zaino. Ci ricompattiamo e ripartiamo, cammina cammina ci troviamo sul lungo Avisio e alle palestre di roccia di Sottosassa, il Travignolo romba nella gola e le pareti alte rimandano echi e spruzzi, questo posto è sempre magico. Una panchina con tavolo ci ospita, qualcuno tira fuori delle mandorle, escono dallo zaino anche le vaschette strategiche, mettiamo il tutto in condivisione e la merenda è servita. E' orario di pranzo? Fa niente, la merenda va sempre bene, poi si passa anche al pranzo non preoccupatevi. Intanto c'è un solicello che ci rinfranca, e forse ci fa dispiacere di non aver osato di più, ma quando arriviamo al campeggio dove pranzeremo abbiamo accumulato comunque una decina di chilometri, e tre ci serviranno poi per tornare al Rosa. Direi che la pappa ce la siamo guadagnata. Intanto ci hanno raggiunto anche Angela e Samuel, e i Draghi col Draghino. Il Dav non ha molto tempo per fare il disinfestatore biologico perchè qui la cameriera è vispa e veloce, ma riesce comunque a fare una strage, a 12 mosche e mezzo perdo il conto. Che differenza c'è tra una pizza con speck e funghi più salsiccia, e una pizza con salsiccia e funghi più speck? se non lo sapete chiedetelo a Dav o al Coccolino che cercano di far impazzire la cameriera, che però non fa una piega, nè davanti alla salsiccia nè davanti al mucchietto di mosche... Chissà come mai per il dolcino c'è sempre posto... Ma una cialda che fa da cestello a un sacco di frutti di bosco è una vera sciccheria, abbiamo fatto bene a restare in valle, al Feudo scommetto che non c'era, e magari neanche le mosche per far divertire il Dav. Mentre i Draghi e il Draghino ci seguono con calma, noi ripartiamo di passo verso l'albergo convinti di essere in dirittura, , ma Alberto riesce a farci affrontare l'ultima avventura della giornata: Anna, Armando e Lori, la pattuglia dei culturali, devia in cerca dell'atelier di uno scultore che espone oggetti intagliati nel cirmolo, che sicuramente sarebbe stata molto interessante e profumata, se lo scultore non fosse stato a casa ammalato. Qquelli che "qualche passo in più ci vuole ancora" seguono il fiume e per attraversarlo senza il ponte che abbiamo già abbandonato si ritrovano a scendere repentemente sul greto sassoso, poi su una passerella di assi alquanto artigianale. Nessuno però fa il bagnetto ai piedi, e assaporiamo questa ultima piccola emozione in una giornata alternativa ma gustosa, come il cestino di frutti di bosco! Dopo cena in visita Lorenza e Beppe, altri due amici di vecchissima data; La pattuglia culturale trova un concerto in piazza, ma l'ultimo dopocena, come tutti gli anni, ha una vena di malinconia che il giro di grappini non riesce a spazzar via. L'ultima mattina proviamo ad addolcirla con il miele nel favo, novità della colazione al Rosa. I bagagli già pronti, si parte per il giro che, ce lo hanno garantito, permetterà di evitare la pioggia, poi di rientrare in tempo per recuperare i Draghi e ripartire per la città. Stavolta niente Maso dello Speck, Francesco ha scovato "Respirart", un percorso a Pampeago con una esposizione di sculture all'aperto, insomma anche i meno culturali dovranno per forza avere a che fare con un po' di arte. Ma non solo, perchè il percorso parte con un pezzettino di Tresca. Ve la ricordate la Tresca? Il prossimo anno venite a fare la Tresca, o voi che non c'eravate, e non ve la dimenticherete più. Questa volta il pezzettino è breve, e ringraziate che non c'è sole pieno; la prima cosa che si nota non sono le installazioni: non c'è pieno di fastidiosi turisti come temevamo sarebbe stato, ma un elicottero insiste tutta la mattina su un tratto di foresta aggrovigliata, impervio e scosceso. Enormi tronchi vengono sollevati per aria, da punti dove sarebbe impossibile smuoverli altrimenti; la devastazione di ottobre ancora condiziona la vita della montagna, poco più in là una motosega continua il lavoro di smantellamento, chissà quando tornerà il silenzio dei monti. Arrancando arrancando raggiungiamo le prime opere d'arte: un mucchio di mattoncini di cirmolo profumatissimo, un buco in un tronco che inquadra il Latemar. La sedia da pensatore, un labirinto tra massi dagli spigoli accesi; tre troni davanti a una gigantesca cornice sui monti, che finisce a incorniciare anche le fanciulle del gruppo, affacciate alla cornice sulle spalle dei nostri poliziotti! Ognuno vive le installazioni a modo suo, con la sua sensibilità, con gli occhi o senza. Chi guarda attraverso pannelli di vetro colorato la montagna trasformata in rosso, verde o giallo; chi tocca i vetri e sente il calore del sole, il fresco del vetro, il ruvido della cornice di legno e il vento che si interrompe contro l'oggetto, per proseguire la corsa tutto intorno. Una serie di tre cestini appesi di cui uno staccato e a terra, Armando e Alberto si ingegnano per riattaccarlo.... Chissà se hanno aggiustato la scultura o l'hanno rotta? Intanto Giacomo fa l'infermiere per una coppia di anziani con scarpe inadeguate, una benda elastica attorno a una caviglia, ma ci starebbe anche una multa per le scarpe di tela! Un camoscio tra i cespugli non si muove... Così vicino... Quasi quasi lo vede anche il Coccolo e lui non si muove ancora... Il "Sole che ride" Andrea si illumina ancora di più, il camoscio con cui ci ha incantato è disegnato su un pannello esplicativo! Ci consoliamo dello scherzo riempiendoci le braccia di timbri di animali, nibbio, ermellino, uno diverso per ogni pannello, un po' di montagna da portarsi dietro, almeno fino alla prossima doccia, e che non sia una scusa per non farla! Anna controlla i titoli sul suo depliant esplicativo; qualcosa ce lo siamo sicuramente perso, qualcosa lo abbiamo ingarbugliato, ma "Respirart" ci ha fatto buona compagnia, anche se per qualcuno i chilometri di oggi sono pochini. Ora di cercare la pappa, alla Caserina, di cui non abbiamo bei ricordi ma di cui ci dicono bene della nuova gestione pugliese, e facciamo bene a fidarci. Restiamo all'aperto visto che il meteo consente, la Coccolina si gode l'ultimo sole, per qualcuno è già troppo e si consola con gelati a tutto spiano, perfino la Flori salutista non scherza con un "banana Joe" che per smaltirlo dovrebbe tornare a Milano a piedi! Nuvoloni cominciano ad addensarsi, ma tanto ormai è ora di salutare Andrea che abita in zona, di tornare in albergo a recuperare i Draghi, di caricare bagagli e bebè e di salutare il resto dei poliziotti e il superpensionato Alberto, con la solita malinconia. Anna e i Coccolini restano ancora qualche giorno, e salutano il pullmino che porta via tutti gli amici con cui abbiamo trascorso questi bei giorni. Ecco, il tempo di ascoltare qualche rondine e, una voce degli amici, Armando implora via messaggio una foto a una statua che aveva visto ma non immortalato. Vedi che abbiamo fatto bene a restare? Foto fatta e inviata, ragazzi non siate troppo tristi, qui ha ricominciato a piovere! Il prossimo anno dovremo recuperare un po' di chilometri che quest'anno non abbiamo fatto, dovremo magari ritrovare Bruno e Emma, dovremo cercare altri lamponi e magari un'altra passerella sul fiume Kwai... L'importante però sarà esserci di nuovo, con tutti gli amici della Valle, al mitico Nordic del GSD!
di Angela Bellarte
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