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Baseball

Baseball Ciechi.Il “Metronomo” Maurizio Scarso si racconta…


da Baseball Mania
di Matteo Comi - (6 agosto 2013)

Grintoso, punzecchiante e preciso. In questi termini è riassunta la personalità del giocatore che inaugura questa nostra rubrica dal titolo: “INTERVISTE COI CAMPIONI”. Per dare qualche altro indizio basta aggiungere che sulle spalle porta il numero 29, il suo soprannome è “metronomo” per la regolarità sulle basi e che è il capitano dei Lampi Milano. A questo punto avrete tutti capito che stiamo ovviamente parlando di Maurizio Scarso cofondatore e appunto leader della squadra Campione d’Italia 2013 di Baseball giocato da ciechi.

D. :”Ci racconta il suo primo contatto con il mondo del Baseball per ciechi?”.

R. : “Dobbiamo tornare nel 1999 un fine settimana di giugno con Claudio, e Giovanna eravamo ospiti di Silvia a Bologna per vedere una partita di campionato dove la stessa Silvia con Francesco giocavano nel Bologna, ebbene il giorno prima della partita siamo andati al campo e Alfredo ci diede subito i primi rudimenti, ne rimanemmo subito affascinati (incredibile uno sport che ritenevo lontano anni luce dal mondo dei non vedenti ci dava l’opportunità di battere una pallina riuscendo a mandarla abbastanza lontana da noi ma soprattutto ci permetteva di correre da soli al massimo delle nostre possibilità senza doverci preoccupare di andare a sbattere e non ultimo quel tuffarci a terra per recuperare in difesa quella pallina con i sonagli) e di ritorno a Milano ne parlammo ad Elisa e Rollye che ci seguirono per un paio di altri finesettimana sempre a Bologna per allenarci con i ragazzi bolognesi e con la guida attenta e convincente di Alfredo Meli tutto ci sembrava intrigante ed a portata di mano tanto da decidere di partire a settembre con una squadra tutta milanese con Silvia e Francesco che ci fecero da chioccie”.

D. : Lei ha giocato e vinto anche con la squadra dei Thunder’s Five Milano. Che cosa si ricorda di quel primo storico titolo del 2005?”

R. : “Dopo alcuni anni dove non riuscivamo mai a sfruttare tutto il nostro potenziale nel 2005 eravamo veramente una squadra nettamente più forte delle altre e lo scudetto fu il coronamento di anni di lavoro, quindi devo dire che me lo aspettavo e ricordo la gioia di un primo titolo italiano, quasi una liberazione dopo anni d’inseguimento”.

D. : “Il 30 Luglio sono stati 3 anni dalla scomparsa di Alfredo Meli. Ci può descrivere il suo rapporto con l’inventore di questo sport?”.

R. : “Parlare con lui era sempre un piacere infatti pur essendo milanese il mio punto di riferimento è sempre stato lui, la cosa bella è che non aveva immediatamente una risposta alle domande che gli ponevo ma ci ragionavamo assieme poi ci pensava valutando tutti gli aspetti e poi riusciva sempre a sorprendermi con le sue sagge conclusioni, un carisma straordinario, spesso riusciva a farti fare quello che diceva lui non per giochi di forza ma semplicemente convincendoti e illuminandoti”.

D. : “Ci racconta da dove sono nati i Lampi Milano dei quali lei è attualmente capitano?”.

R. : “Dopo la vittoria del primo titolo mi resi conto che pur di vincere in un campionato dove eravamo molto più forti dei nostri avversari nella nostra squadra non ci sarebbe stato posto per nessun altro nuovo giocatore a meno che non fosse arrivato un fenomeno, a me questa cosa non piaceva e soprattutto trovavo molto più stimolante creare una seconda squadra milanese dove tutti quelli che volevano giocare a baseball ne avessero la possibilità e sentiti tutti i vecchi compagni l’unico che la pensava come me e fu Claudio e con l’allenatore Eugenio Brivio uscimmo dai Tuoni per creare i Lampi”.

D. : “Ci descrive con parole sue l’emozione di conquistare un titolo coi Lampi Milano?”.

R. : “Era oramai qualche anno che prima di ogni partita dovevamo contarci per non rischiare di arrivare in partita con numeri di giocatori risicatissimi per vari motivi, mentre quest’anno fin da subito alla domenica siamo sempre stati il gruppo più numeroso e cosa ancora più bella agli allenamenti abbiamo fatto registrare sempre il tutto esaurito e già questa per me è stata una grande conquista. direi che rispetto al primo titolo del 2005 dove la vittoria era arrivata perchè eravamo i più forti quest’anno è arrivata perchè siamo stati i più bravi, ecco questa per quanto mi riguarda è stata l’emozione più grande, fare parte di un gruppo che a forza di crescere è riuscito ad essere più bravo dei più forti”.

D. : “Quale secondo lei è stato il segreto del vostro successo?”.

R. : “Era dal 1999 quando appunto iniziai a giocare a baseball che non notavo tutto questo entusiasmo, coesione, amicizia e voglia di divertirsi all’interno della squadra ed il mix tra gioventù ed esperienza ha creato una chimica vincente”.

D. : “Voi non partivate da favoriti ma qual’è stato il punto di svolta della vostra stagione?”.

R. : “Il 19 maggio è terminata la fase regolare di campionato e ci siamo resi conto che il gap tra il nostro rendimento in attacco (ottimo) e quello difensivo (sufficente) andava colmato, per quanto potevamo migliorare in battuta e corsa non saremmo mai arrivati fino in fondo se non ci saremmo inventati qualcosa per la difesa. la semifinale si è giocata il 15 giugno e abbiamo utilizzato le 4 settimane di sosta per lavorare duramente proprio sulla difesa che fino ad allora viveva solo di qualche individualità di spicco, ecco siamo riusciti ad inventarci quel qualcosa che permettesse alla nostra difesa di giocare in un modo molto più corale e una volta vinta la semifinale abbiamo utilizzato la settimana che ci ha portato alla finale per convincerci che se saremmo stati così bravi nessuno sarebbe stato più forte di noi”.

D. “Ci può fornire un’opinione su Mr Fabio Giurleo?”.

R. : “La cosa che apprezzo molto di Fabio è che ci tratta da giocatori e da amici prima che da non vedenti (col rischio talvolta di essere dimenticati in qualche autogrill o in mezzo a qualche strada), Tecnicamente parla per lui la sua storia e soprattutto baseball o no quando esci con lui è sempre un piacere oltre che un divertimento assicurato. ” un grande”.

D. : “Lei ha sempre giocato esterno destro durante la stagione ma dalle Semi-Finali è passato a fare il DH. Come mai questo cambiamento?”.

R. : “In parte ho risposto prima, nel mese di duro lavoro per la difesa l’unico punto debole rimanevo io e visto che in squadra oramai c’è gente che sa difendere molto meglio del sottoscritto sono stato utilizzato unicamente come battitore (mossa vincente)”.

D. : “Quali sono le sue prospettive future?”.

R. : “Vedere crescere i ragazzi che giocano meno al livello degli altri della nostra squadra”.

D. : “Se potesse replicare una caratteristica di un giocatore quale sceglierebbe?”.

R. : ” In attesa della definitiva affermazione di Dieng un giocatore come Danny impersona le caratteristiche che più preferisco: bravo battitore, ottimo difensore, velocissimo, grintoso e soprattutto che si arrabbia tantissimo quando non gli riescono le giocate”.

D. : “Una curiosità. Ci spiega il segreto della sua battuta insonorizzata?”.

R. : “Nel mio caso rende molto di più una battuta armoniosa con movimento ampio e sciolto che non un movimento molto forzato, il problema è riuscire a trattenere l’adrenalina in partita”.

Matteo Comi

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