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Il sogno realizzato
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Il Rally, un'esperienza incredibilmente emozionante
11 giugno 2004
Correre su una macchina vera, rombante, scintillante, scattante come quelle che si vedono alla televisione è sempre stato il mio sogno fin da bambino. Quando persi la vista questo sogno mi sembrò sempre più irrealizzabile.
Un giorno casualmente lessi di alcuni non vedenti che facevano da navigatori nei rally e così si accese la speranza. Chiesi al presidente del Gruppo Sportivo non Vedenti di Milano, l’amico Francesco Cusati di informarsi di che si trattasse, e mi mise in contatto con Gilberto Pozza di Brescia. Lo contattai nel novembre 2003 e mi disse che la cosa era fattibile. Poi per mesi più nulla e riposi nuovamente il sogno nel cassetto della mia scrivania dei desideri.
Un bel giorno, prima di Pasqua, ricevetti la fatidica telefonata da Gilberto che mi annunciava la mia partecipazione, pur come apripista, ad un vero rally.
E così il sogno si realizzò! La notte prima della gara, e per colpa del cambio d’ora, e per timore di non sentire la sveglia, ma soprattutto per l’emozione di ciò che sarebbe accaduto non chiusi occhio. Partii da Milano presto per essere a Borgosesia intorno alle 9 del mattino per conoscere Gilberto e tutta la sua squadra, ma più di tutto conoscere il mio pilota la macchina di gara ed il percorso da fare. Con Sandro Martini, il pilota, mi recai al banco della giuria per ritirare gli adesivi dei rispettivi cognomi e il numero di gara (166). Poi Gilberto mi interrogò più e più volte per far sì che prendessi confidenza con il radar. Il radar è il libro che contiene tutte le indicazioni (note) che di volta in volta vanno suggerite al pilota.
Venne il momento di prepararsi alla gara e Sandro mi fece salire in macchina per regolare le cinture, il teschio e l’interfono. Quando mi ritrovai legato al sedile come un salame e il teschio in testa ebbi un attimo di panico e stavo per dare forfait per la paura... Mi vergognavo di fare figuracce e allora chiusi gli occhi sperando che tutto andasse bene.
Venne il momento dell’allineamento, cioè quando le macchine si dispongono in fila lungo la linea del via. Nei rally gli equipaggi partono uno alla volta con una distanza di circa un minuto e chi percorre in meno tempo una certa distanza vince. Come detto il nostro equipaggio era apripista e così partimmo tra i primi. Alle 11 precise il giudice di gara ci dava il via ed io e Sandro partimmo verso l’ignoto. Ero molto impacciato e teso tant’è che facevo quasi fatica a parlare ma Sandro mi incoraggiò e poco a poco presi fiducia. La prima tappa di trasferimento scivolò tranquilla ad andatura moderata. In seguito, vennero le prove speciali su tornanti e li sì che fu divertente, come andare sulle montagne russe.
Alle partenze delle varie tappe sentivo dall’abitacolo l’esultanza degli spettatori lungo le strade dei vari paesi che toccavamo. Sandro mi diceva che anche sui tornanti c’erano spettatori che incitavano gli equipaggi al loro passaggio ma purtroppo per via del rombo del motore non riuscivo a coglierlo. Terminammo la nostra prova in serata verso le 18 e posso dire che quando sono sceso dalla vettura mi tremavano le gambe e mi faceva male la schiena per le sollecitazioni della gara, ma lo spirito, anche se stanchissimo per tutte quelle ore in macchina e la concentrazione da tenere, era altissimo. Ah dimenticavo, la “bambina” su cui ho corso è una Fiat Uno sport trofeo 86.
Lo scorso 30 maggio ho partecipato al secondo rally della mia vita e posso dire d’essere un navigatore navigato, non nel senso della bravura che non si riesce mai a sapere dove è il confine tra le qualità del pilota o del navigatore o della vettura, ma nel senso che ho provato l’emozione di un’auto a trazione posteriore dopo l’esperienza d’una a trazione anteriore. In verità ma lo dico a bassa voce mi manca ancora una macchina a trazione integrale ma gli esperti dicono che non da poi così tante emozioni come si può pensare.
Ebbene il rally, detto “Dei colli morenici”,si è svolto nella zona tra Asola e Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova. Premetto che anche in questa gara ero unità di un equipaggio apripista e quindi la mia prestazione buona o cattiva che fosse non determinava le sorti della nostra vittoria o sconfitta. Partimmo alle 8:30 circa da Asola e ‘sta volta non ero così intimidito come la prima anzi ero più baldanzoso. La prova cintura, casco e interfono non mi diede timore come la volta scorsa e sembravo proprio un navigato. Ma poi in gara…. La Opel Manta 2000 è decisamente maggior cosa rispetto alla pur dignitosa Fiat Uno, sia come velocità che come prestazioni.
Le tappe di trasferimento, cioè quelle condotte su sede stradale aperta al traffico, pur essendo tranquille già mi fecero presagire ciò che sarebbe arrivato in seguito perché il motore scalciava nei suoi 200 cavalli circa. Sulle prove speciali, cioè quelle svolte su sede stradale opportunamente chiusa al traffico per dar modo ai concorrenti del rally di sfogare la velocità ed esibirsi in piroette, il divertimento è stato incredibile, grandioso e non saprei quali altri aggettivi aggiungere. Per cercare di essere più realista nel narrare e rendervi partecipi all’emozione vi descrivo una curva tipo. In fondo al rettilineo si arrivava intorno ai 130-140 kmh e solo staccando il piede dall’acceleratore e rallentando di quel tanto che basta col freno motore il pilota infilava il muso nella curva e derapava frenando con il freno a mano, raddrizzata la vettura riapriva il gas a tavoletta e così via per alcuni kilometri.
È decisamente un’esperienza che consiglio a tutti, tutti coloro che non abbiano paura della velocità. Nelle competizioni in cui partecipo, come apripista momentaneamente, pur ambendo alla licenza CSAI, corrono solo vetture d’epoca, cioè auto che vanno dal 50 circa a non più del 1986, e che non abbiano subito modifiche che ne alterino la livrea originale. Sono ammesse le scritte e le pubblicità di quando correvano ai loro tempi. Ad esempio la Lancia Delta Martini che ha sulle fiancate gli enormi adesivi del noto liquore.
Per poter fare il navigatore è necessario conoscere il braille a menadito avere voglia di avventura e un briciolo di coraggio ed un pizzico di incoscienza.
Spero con l’aiuto di Gilberto Pozza, dei dirigenti del gruppo sportivo di Milano e della buona sorte di riuscire a creare un racing a Milano con l’obiettivo di far partecipare i ciechi che lo volessero a questa affascinante follia.
Oscar Savoldelli detto il milanese volante
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