ShowDown, e chi è costui?
C'è grande fermento attorno al nuovo tavolo da ShowDown sistemato presso il Circolo Culturale Bentivoglio in via Bellezza. Tutti sono curiosi di capire quali sono i meccanismi fondamentali di questa nuova disciplina che qualcuno, giusto per dare un'idea, a ribattezzato come il "Ping Pong dei ciechi".
Ci avviciniamo al tavolo e scopriamo che ha dei bordi abbastanza alti, angoli smussati ed esattamente nel mezzo un pannello di legno che divide il campo da gioco in due metà perfettamente simmetriche. Il divisorio centrale e leggermente rialzato rispetto al piano di gioco, in modo da permettere alla pallina di passar sotto e scorrere da una parte all'altra del campo.
Sui due lati "corti" del tavolo, esattamente nel centro, sono sistemate due porte rotondeggianti dentro alle quali la pallina deve cadere perchè siano assegnati due punti all'avversario, in pratica utilizzando una metafora calcistica, si deve far goal nella porta del rivale colpendo la pallina con una racchetta di legno impugnata con una mano guantata.
Appena presa coscienza della strumentazione, fatti due tiri giusto così per provare, scatta subito la verve agonistitica. Qualcuno grida: "Torneo!" ed una selva d'applausi si alza in risposta. Marco sottolinea che è forse meglio, prima, che lui spieghi, anche per sommi capi, le regole del gioco. Una selva di fischi si alza in risposta e qualcun'altro grida: "Vale tutto!!!" Solo l'autorità del Prisidente riporta gli animi alla calma e Marco, mentre qualcuno sbuffa sostenendo di non aver mai letto un manuale d'uso in vita sua, ci erudisce sulle regole fondamentali. Così veniamo a sapere che un goal vale due punti, e che se la pallina, alzandosi tocca il tabellone centrale è un punto per l'avversario. E' tutto quello che ci basta sapere e si decide subito di fare due mini gironi, i maschi e le femmine, i vincitori dei quali si scontreranno tra loro nella prima finalissima, per noi, di questo strano gioco.
Alcune cose risultano subito abbastanza chiare: il guanto non è un optional, la pallina raggiunge velocità prossime a quelle della luce e prenderla sulle dita non è una cosa bella; il livello sonoro dell'ambiente durante la fase di gioco è prossimo a quello di un campo di battaglia, fra pallina, racchette di legno e bordi del campo; ma quello che rischia veramente le mani è l'arbitro che, quando la pallina si immobilizza in una parte morta del campo, deve dichiarare la sospensione del gioco e fra palette saettanti, recuperare la sfera per renderla giocabile.
E se deve essere battaglia, che battaglia sia!
La cronaca puramente sportiva ci impone di sottolineare che Capitan Cusati sul 10 a 0 (in una partita si arriva solitamente a 11) ha rischiato il "cappotto" contro l'aggurrritissimo Sunday leo; che qualcuno, incurante del dove fosse realmente la pallina, menava la racchetta a destra ed a manca, ma soprattutto che Silvia, cercando di impietosire l'arbitro durante lo scontro finale con Sunday Leo, ad ogni bordata dell'avversario che la raggiungeva, urlava come un'aquila sostenendo di essere piccola ed indifesa e che tutti ce l'avevano con lei.
Ed è proprio al nostro novello Calimero che è andata la vittoria finale anche se lo spettacolo offerto non è stato propro degno di una olimpionica.
L'impronta "semi-seria" del resoconto di questa divertentissima giornata non deve però ingannare il lettore. Lo ShowDown è disciplina seria ed impegnativa, di respiro internazionale ed è, ricordiamolo, uno sport paralimpico.
Per chi volesse approfondirne le regole, seguite questo link per scaricare il regolamento.
Alessandra, in fine, ha scovato in rete una versione per PC di questo gioco che potrete scaricare da qui.
Mentre, chi volesse rivivere gli ultimi momenti del torneo, potrà farlo cliccando qui .
Per tutti quelli che fossero a caccia di notizie più dettagliate, Sunday Leo ha scoperto, sempre in rete, che a settembre presso la splendida località siciliana di Catania, si disputeranno i Campionati Italiani.
Al solito una paziente ricerca su "Google" vi permetterà di soddisfare molte curiosità su questa rumorosa disciplina!
Claudio Levantini
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