Gita in montagna 10 giugno 2007 Lo Spadolazzo
All'inizio .. che fatica, alla fine ... che fatica.
Certo che la frase tipica dei cittadini che vanno in montagna è "ma chi me l'ha fatto fare". Che fatica alzarsi alle 5 del mattino, prendere su lo zaino, preparato con tanta cura la sera prima. Arrivare in Stazione, salire sul treno, arrivare a Colico e di lì su per le montagne, tornante dopo tornante sino a.. il punto di partenza.
Conosciamo gli amici di Mauro, il fratello di Giovanna, tanto simpatici sin dall'inizio, il cagnolone Orazio e iniziamo questa nuova avventura su per le montagne della Val Chiavenna. Siamo un bel gruppo, 4 macchine piene, ma è subito familiarità, negli scambi di battute, nelle semplici indicazioni che aiutano noi che ci vediamo poco o per nulla.
Arrivati al rifugio, il Bertacchi a 2.172 metri (siamo partiti da 1906, è già una conquista. C'e' anche un elicottero ma non è per il soccorso alpino. Si tratta di un imprenditore che vuole pescare nel laghetto sottostante al rifugio, noi non lo invidiamo, anzi ci fà un po' di pena perchè ci sembra che abbia poco tempo per godersi il tutto della vita, per fare quel po' di fatica, perchè quello che ti ricordi di più è la strada che fai e non solo dove arrivi.
Dopo una breve sosta quasi tutti riprendiamo il cammino per queste montagne, a me sconosciute, e affrontiamo lo Spadolazzo. Attraversiamo tratti di neve fresca, Orazio che vi si rotola ci distrae un po' dalla fatica della salita che si fà sempre più ripida.
A metà strada alcuni si fermano, misurano le proprie forze e giustamente non fanno il passo più lungo della gamba. Alcuni amici restano per far loro compagnia, e anche questo è un segno della loro amicizia. Chi và avanti deve, a volte, arrampicarsi a 4 zampe come Orazio, e con la lingua di fuori arriviamo, prima sulla cresta e poi in cima dove c'e' la croce dello Spadolazzo con la targa dei primi 100 anni di fondazione del Cai.
Il panorama è a 360 gradi, ne è valsa la pena. Siamo a 2722 metri, scambiamo con un altro gruppo vino, cioccolato e caffè, ci facciamo reciprocamente le foto di gruppo. Ma il tempo è poco e dopo 20 minuti iniziamo a scendere. Mamma che lunga la discesa, forse mentre eravamo in cima qualcuno ha modificato i sentieri?
I nostri accompagnatori dimostrano tutta la loro bravura salvandoci la vita 30-40 volte ognuno, nel frattempo tuoni prima lontani e poi sempre più vicini rafforzano la nostra volontà di non fermarci a riposare, salvo una bevutina alla vecchia fontana del laghetto.
Alla fine, con passo sempre più malfermo, i piedi e la testa doloranti (almeno per me) arriviamo alle macchine che, come previsto dal Mauro meteorologo, ci salvano dalla pioggia. Salutiamo alcuni amici con la promessa di rivederci ancora, magari per una arrampicata su roccia, e torniamo con altri alla stazione di Colico dove prendiamo il treno che ci porta a Milano.
La stanchezza e tanta, anche il giorno dopo, ma quella se ne và mentre il ricordo di questa giornata no, e se ci chiederanno se conosciamo lo Spadolazzo noi potremmo rispondere che si, ci siamo stati. Grazie Mauro, Alessandra, Federico, Lucia, Stefano, Meri Luigi, Orazio, Luisa, Pam, Angelo, Sergio, grazie a tutti gli amici di Mauro e del Cai.
Alessandro Malipiero
da qui puoi ascoltare l'intervista a Giovanna all'interno della trasmissione "diversi da chi". oppure, scarica l'MP3 dell'intervista - (File .mp3 - 2401 kb)
Da qui puoi ascoltare online la trasmissione .
|