Jungle Rider Park
Allarghi le braccia per circondare un grande tronco, grande così tanto che il tuo
abbraccio si perde a metà. Poi sali una scaletta, bagnata di pioggia, afferri i
pioli con le mani inguantate, le dita infreddolite sganciano i moschettoni e li
spostano su un altro aggancio, prima esitanti, poi più sicure, sempre più in alto.
Arrivi sulla piattaforma, 40 centimetri di legno che gira intorno al tronco, e tu
hai spostato i moschettoni sulle funi di sicurezza. Cosa fai?
1 Chiami la mamma e chiedi che ti mandi i pompieri, hai realizzato dalle voci là
in basso che sei a 12 metri di altezza.
2, Ti siedi con le gambe penzoloni dalla piattaforma e aspetti che qualcuno ti porti
una cioccolata calda perchè piove e fa freddo e ti chiedi che cosa ci fai li.
3 Recuperi i moschettoni scivolosi di pioggia, fai un sorriso soddisfatto alla Indiana
Jones, attacchi la carrucola al cavo guida e ti lasci cadere nel vuoto fiducioso
che la corda reggerà e non ti schianterai contro la pianta d'arrivo... GERONIMOOOOO!
Se hai scelto la terza opzione puoi continuare a leggere...
La nostra avventura è cominciata così, sotto la pioggia di una giornata di maggio
trasformata da una crisi di identità in una giornata di novembre, l'impressione
di spazi ovattati; i piedi sembrano rimbalzare senza affondare in uno strato di
aghi e terra impermeabile, grandi alberi, così grandi che un tronco non lo riesci
ad abbracciare, così alti che gli ombrelli lassù non lasciano passare più niente,
forse neanche la luce, solo qualche goccia della pioggia insistente che ci stava
convincendo a tornare a casa.
Invece siamo restati, mani esperte ci hanno aiutato a imbragarci, ci hanno infilato
un caschetto e fornito di guanti da similciclista, così abbiamo anche le dita libere
e ci vediamo meglio. Poi uno a uno si comincia il percorso!
I piedi penzoloni nel vuoto, stai scivolando lungo il cavo attaccato a una carrucola
fino alla prossima piazzola, il vento non ti scompiglia i capelli perchè hai il
caschetto ma la sensazione della velocità ti mette in moto l'adrenalina e lanci
il tuo urlo di battaglia: GERONIMOOO! Poi ti schianti contro il materasso d'arrivo
e le mani della tua guida ti caricano sulla piazzola più o meno come un sacco di
patate. Vabbè, poco elegante ma divertente!
Poi attacchi i tuoi moschettoni a un cavo che afferri anche con le mani, i piedi
appoggiati su un'unica corda. cosa fai?
1 - Con la camminata laterale del gambero percorri elegantemente la distanza fino
all'altra piazzola, sganci con mossa ormai esperta i moschettoni e li riagganci
al cavo di sicura, poi con un movimento di limbo perfetto passi sotto al cavo di
sostegno del prossimo attraversamento e sei già pronto per il ponte tibetano.
2 - Cerchi di fare il ballerino con un piede davanti all'altro ma ti scivola la
scarpa sulla corda bagnata, ti ritrovi appeso per le mani, ti mollano le dita e
finisci appeso come un salame con i moschettoni alla corda di sostegno, in attesa
che la tua guida ti recuperi quando ha finito di ridere.
3 - Agganci un moschettone al cavo di sostegno ma ti dimentichi di sganciare l'altro
dal cavo di sicura e quando provi ad avanzare lungo la corda con slancio eroico
ti blocchi inaspettatamente e resti lì a chiederti perchè non riesci ad andare più
avanti.
Se ti è successo il caso 1 puoi proseguire!
Stai aspettando sulla piazzola là in alto il tuo turno per attraversare il ponte
tibetano. Oltretutto per l'altezza, il peso e il vento il tronco che sembra così
massiccio e inattaccabile ondeggia in maniera sinistra. Davanti a te c'è una scala
di corda orizzontale che quando appoggi i piedi sui sostegni che sostituiscono i
pioli ti chiedi se la corda sosterrà il tuo peso o continuerà a molleggiare fino
a farti cadere di sotto.
Che cosa fai?
1 - Chiedi alla tua guida che ti cali una buona volta a terra come un sacco di patate,
ma almeno un sacco di patate vivo.
2 - Afferri deciso le corde laterali di sostegno e con cautela ma fermezza appoggi
un piede davanti all'altro mentre la scala-ponte ondeggia pericolosamente e quel
bastardo della tua guida si diverte a farlo ondeggiare ancora di più, ma arrivi
e, dopo aver riassicurato i soliti moschettoni al cavo di sicura, alzi un pugno
in segno di vittoria e sei pronto a proseguire.
3 - La scaletta è molle come il chewingum masticato, le urla degli altri dietro
e davanti a te ti creano una sensazione spiacevole lungo la schiena. afferri le
funi e cerchi col piede il piolo di corda, poi il secondo.... Dov'è il secondoooo!
Se sei quello della seconda ipotesi.... Devi scendere a terra, ritrovi una scaletta
umida e scivolosa, ma ormai sei un ganzo e sai benissimo come sganciare in successione
i moschettoni, dove attaccarli per fare sicura, prima un piede poi una mano... Sei
di nuovo a terra sul terreno gommoso di aghi di pino, riesci a toglierti gli imbraghi
senza aiuto, e restituisci a malincuore il caschetto e i guanti. Ormai non senti
più il freddo che ti aveva costretto a muovere in continuazione le dita per mantenere
la sensibilità. Sei un po' bagnato e un po' stanco, ma hai un sorrisone grande così
mentre saluti i grandi alberi, e la tua guida che merita proprio un abbraccio!
Arrivano tutti gli altri, quelli che hanno provato anche la liana di Tarzan! E finalmente
ci si ritrova al caldo, si possono togliere i vestiti bagnati, ci si siede comodi
e rilassati.
1 Polenta col cervo, 2 Tortelli ai funghi, 3 Penne al cinghiale.
Che cosa fai? Se li scegli tutti e tre... Sei un maiale!
Gli incontri capitano per caso, ma forse dopotutto no. Emilio Malugani e Ezio Lanfranconi
(che hanno una ditta, la geoneer, che realizza questi parchi in Italia, insieme
a Francesca Lanfranconi che ci ha supportato nella sua veste di Medico Sportivo,
sono capitati a Dialogo nel Buio. Si è parlato dell'ipotesi di un giro al Jungle
Rider Park di Civenna. E' una sfida? Noi la raccogliamo e loro anche. Si impegnano
in prima persona per coinvolgere le dieci guide abilitate presenti poi sul percorso.
Così non ci ha fermato neanche la pioggia. Gianantonio Moles, il capo dello staff
delle guide, quello che faceva ondeggiare i ponti, per capirci.... ci ha accolto
con una semplicità incredibile, lui e i colleghi ci hanno spiegato gli imbraghi
e il percorso, francesca era pronta a raccogliere i cocci... per fortuna si è limitata
a fare foto!
10 dei soliti pazzi, un bel po' di amici pazzi uguali... una giornata fredda che
ha reso forse ancora più avventuroso il tutto, e poi così il parco era tutto nostro!
chi altri poteva esserci col freddo che faceva? un percorso sospeso a 12 metri d'altezza,
a immensi abeti e larici profumati, con passaggi di diversa difficoltà dal ponte
tibetano al passaggio accucciato nelle botti... ci si sente un po' indiana jones
e un po' superman, un po' matti e un po' bagnati... ma chi c'è stato questa domenica
deve davvero ringraziare tutti, i tre coraggiosi promotori, i gestori del Jungle
Raider Park di Civenna e il proprietario Alessio Ramazzotti che non ha avuto paura
di portare anche la RAI a filmare questa banda di matti... perchè non sapeva cosa
potevamo combinare! e per chi non c'era... non perdetevi: luglio, jungle rider park,
il ritorno!
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