Una Domenica In Montagna - Carona - Laghi Gemelli
Dove Osano Le Aquile
Carona, 8.30. ma piove! Nuvole bigie corrono nel cielo, spruzzi di pioggia già lungo
la strada da Milano...
Zaino in spalla, equipaggiati di tutto per tutte le evenienze: panini se non si
raggiunge la polenta, mantellina se piove, crema se c'è il sole.
Il sole non c'è, ma il resto serve.
Siamo in parecchi, del solito Gruppo Sportivo, più amici che ignari si sono aggregati,
più guide del CAI di Chiari per supporto e organizzazione.
Con tutto l'entusiasmo consentito dall'alzataccia alle 5 e 30 abbordiamo il sentiero,
curve e curve che si snodano tra le conifere, rododendri e fiori di ogni tipo, cespugli
di lamponi senza lamponi, sempre in salita, gradoni di sassi, radici, guadi di piccoli
torrenti che attraversano e riattraversano il sentiero. Un piede davanti all'altro
ma non sempre, a volte anche di lato e a volte anche indietro: le bacchette da camminata
sono di un bell'aiuto sul terreno irregolare, specialmente per noi che procediamo
con una mano sullo zaino della nostra guida, cercando di tenere una distanza sufficiente
per non fargli le scarpe e nello stesso tempo per restare in contatto e sentire
grazie al contatto tutti i saliscendi che dobbiamo affrontare.
Qualcuno visto il tempo ha defezionato, ma noi no, noi neanche la pioggerellina
in partenza ci ferma. Si, avete ragione, bisogna essere fuori di melone.
"Tre ore di camminata", dice il cartello del CAI. Vorrei conoscere quello che l'ha
scritto. Avrei qualcosa da dirgli. Tre ore per chi? per uno stambecco?
Allora parliamo degli stambecchi: quelli del CAI di Chiari che effettivamente non
hanno avuto tutti questi problemi, pioggerella o no; parliamo degli amici che sono
venuti con noi da Milano, il Genio, l'Attilio e il Simone e il Giorgio e M.T., e
tutti gli altri che mannaggia a loro sono allenati per qualunque cosa; parliamo
di Natale e della Gio che hanno nelle gambe più chilometri in montagna che Moser
sulla bici;parliamo di questi che trottano baldanzosamente sul sentiero nel bosco,
poi escono dal bosco, sui pratoni si prendono una bella lavata perchè nel frattempo
la pioggerellina che aveva smesso ha ricominciato a scendere in formato semidiluvio;
arrivano ai Laghi, gli specchi gemelli dentro cui le nuvole del cielo volteggiano
e si rincorrono, dove si possono scatenare gli amanti delle foto. Poi continuando
il sentiero finalmente diventato agevole arrivano alla polenta, allo spezzatino
di cervo, alla stufa calda a cui possono asciugare le bagnate membra, eccetera.
Intanto qualcuno però non è arrivato a tanto: più o meno un'ora prima è crollato
a terra, ha chiesto di morire lì, poi visto che piove e morire bagnati non è comodo
si rialza, rientra nel bosco e si rimette in marcia per tornare giù. L'entusiasmo
iniziale si è alquanto affaticato, sì, pure lui.
Si suda sotto le mantelle ma almeno i panini non si bagnano, la pioggerella va e
viene adesso, le fronde gonfie d'acqua si abbassano sul sentiero e sulla faccia
dei camminatori che si trascinano giù, cercando uno spazio per i piedi stanchi tra
un sasso e una radice, inventando appoggi sulle pietre diventate lastre di sapone
scivoloso. Sgocciolano le mantelline, grondano i rami fronzuti, i torrenti che passavamo
a guado tra un sasso e l'altro, salendo, che ci salutavano con voci argentine e
delicate, gonfi e esuberanti ora rombano felici intorno agli scarponi che rinunciano
a cercare il guado asciutto.
L'aria già profumata quando siamo partiti ora si è riempita di incredibili odori
di funghi, di muschi, di terra, di sassi bagnati. un passo dopo l'altro ascoltiamo
il rombo del torrente, scendendo dai laghi si ingrossa prima di arrivare alla diga
di carona, e cerchiamo di capire dalla voce quanto siamo vicini alla meta, alla
salvezza!
Arriviamo. Smette anche di piovere ed esce perfino il sole per un'oretta. Mangiando
i nostri benedetti panini aspettiamo i compagni che scenderanno solo fra 4 ore...
Sì, intanto però loro si sono mangiati la polenta, hanno fatto le foto ai laghi,
e poi hanno camminato 7 ore invece che 5, e sono tornati sotto un'acquazzone fantastico
nell'aria ormai fredda del tardo pomeriggio. Così mentre la Gio si asciuga i capelli
fradici all'aria calda del bagno e Natale si rifocilla di birra, il gruppo tira
un po' di somme... Bellissimo il posto, straordinario il sentiero con il torrente
che ti accompagna fino a su, fino alle pozze gemelle dove si specchiano le nuvole,
ma, porca miseria, magari se ci fosse stato un po' di sole!
Decisamente un po' troppo impegnativo, quei 900 metri di dislivello col terreno
diventato scivoloso per la pioggia: forse in una giornata di sole sarebbero stati
più trattabili, forse anche un povero cittadino mediamente allenato poteva arrivarci,
lassù, non solo gli stambecchi, lassù, dove c'era la polenta, lassù, dove osano
le aquile!
Angela Bellarte
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