Showdown buona la prima!
Inizialmente il mio si entusiasta a partecipare alla prima edizione del Torneo di
Showdown riservato alla sezione milanese del Gruppo Sportivo Dilettantistico Non
Vedenti, è stato motivato solo dalla voglia di passare del tempo assieme ai ragazzi
membri del gruppo con i quali ho condiviso una splendida vacanza settembrina e grazie
ai quali mi sono avvicinata ad alcune attività sportive tra le quali il baseball;
il nuoto; il pilates ed il GAG e coi quali sto stringendo una bella amicizia…
Dopo i saluti e le chiacchiere leggere di rito consumate lungo il tragitto per raggiungere
i tavoli da gioco siti all’interno del Circolo P. Bentivoglio di via Bellezza, l’entusiasmo
e le risa hanno dovuto quasi immediatamente lasciare spazio al puro e a volte duro
agonismo ed a toni più pacati; quasi seriosi degni di ogni manifestazione sportiva
ove ci sia una classifica da stilare ed un trofeo da dare.
Come da prassi è il Presidente Cusati a prendere per primo la parola per salutare
e ringraziare tutti i partecipanti ed augurare loro in primo luogo di divertirsi
ma soprattutto di battersi al meglio delle proprie possibilità.
Sta poi a Domenico Leo, ideatore e promotore convinto e responsabile tenace di questa
neonata disciplina sportiva per non vedenti, spiegare come si svilupperanno gli
incontri; chi sfiderà chi; dove e quando; oltre ovviamente a ricordare le regole
che i partecipanti dovranno seguire alla lettera perché monitorati da ben tre arbitri
che alternandosi incontro dopo incontro, col loro fischietto implacabile saranno
pronti a penalizzare l’eventuale trasgressore.
I tavoli da gioco sono 2 disposti in due sale diverse del palazzo, ed anzi, anche
in due piani diversi ed infatti per tutto il giorno c’è stato un saliscendi di scale
per quanti nei limiti del possibile volessero seguire almeno una parte dei due incontri
che si svolgevano in contemporanea.
Anche le squadre sono 2, quella maschile (8 partecipanti) e quella femminile (8
partecipanti anch’essa).
Per cavalleria si è deciso di far cominciare a giocare le fanciulle, ma dato il
sonno generale, questa volta la galanteria potevano anche risparmiarsela!!!
Le 8 Showdownine sono state divise in 2 gironi da 4 dove praticamente le teste di
serie erano tre, e il dilettante, ignaro e inconsapevole del suo destino uno solo…
Il girone uno era così composto: Angela Bellarte; Michela Marcato; Silvia Parente
e la dilettante Monica De fazio.
Il girone due invece comprendeva: Angela Casaro; Alessandra Martinelli; Elisabetta
Russo e la dilettante Raffaella detta Lella di cui purtroppo ignoro il cognome.
Anche gli 8 maschietti sono stati divisi in due gironi ed anche tra di loro c’erano
delle new entry ma sicuramente con nelle mani un po’ più di allenamento rispetto
a me e Lella che siamo state precettate solo qualche settimana fa.
Il mio continuo ribadire della poca esperienza mia e di Raffaella, non nasce assolutamente
dalla necessità di difendersi o trovare scusanti per i risultati ottenuti, ma anzi,
per ribadire che sicuramente l’allenamento che si effettua due volte la settimana
ed il disputare qualche partita ogni tanto ti permette di acquisire tecniche ed
astuzie o malizie fondamentali poi in partita.
Nonostante questa mancanza, però devo proprio sottolineare con un certo orgoglio
che tutti i neo-showdownini si sono proprio difesi bene ed addirittura verso sera
avevano raggiunto abilità pari quasi ai loro avversari più navigati.
Ho potuto riconoscere in Raffaella, un gioco sia in attacco che in difesa molto
sciolto e rilassato, mai scattoso o frenetico e se non l’avesse bloccata un fastidioso
mal di schiena avrebbe dato del filo da torcere almeno a due delle sue avversarie…
Come non parlare di Emanuele, suo marito, ipovedente, che bendato e per giunta mancino
ha dato del filo da torcere a diversi dei suoi avversari.
Elisabetta seppur già più giocatrice di noi, ha forse preferito impostare il torneo
come un lungo allenamento dove mettere in pratica tecniche; posizioni e mosse nuove
che però in alcuni incontri l’hanno penalizzata. Per non parlare poi del fatto che
si è stancata parecchio dopo pranzo avendo voluto riscaldarsi col marito Paolo (vedente)
che l’ha sfidata per diversi incontri sia con mascherina che senza, e questo a parer
mio non le ha giovato come forse credeva.
Da notare che guardandola allenarsi sprecando tutta la sua pausa pranzo con guanto
e paletta in pugno, e dovendo essere io la sua prossima avversaria, l’ho temuta
non poco, ed invece proprio per i motivi suddetti l’ho battuta.
Al Nava questa volta non son servite le sue battute... In fase di gioco è richiesto
il silenzio più totale sia da parte dei giocatori che dal pubblico, e quindi senza
la sua arma vincente: la lingua, è stato tutto più difficile ma anche lui, se si
fosse potuto allenare di più sarebbe stato un pensiero per molti. Nel suo caso poi
la sfortuna ci ha messo anche lo zampino, o meglio la mano, ovvero quella sua mano
sinistra che ogni tanto faceva capolino sul tavolo da gioco, cosa assolutissimamente
proibita.
Slava ha già un’arma vincente; ossia l’essere mancino, e questo può destabilizzare
l’avversario. Se si aggiunge che poi in quanto a potenza ne ha da vendere si può
tranquillamente evincere che anche per lui l’apprendere un po’ di tecnica e strategia
può solo renderlo ancora più temibile.
Per quel che riguarda me non saprei definirmi, non sarei obiettiva, comincerei a
farmi troppi complimenti…ma scherzi a parte, una cosa fondamentale che ho constatato
è che se all’inizio mi preoccupavo solo di difendere la mia porta e buttare fuori
dal mio campo quella palla gialla tintinnante; con lo scorrere delle partite riuscivo
ad intercettarla; a fermare la sua corsa e lanciarla come meglio potevo e volevo;
ma soprattutto riuscivo a capire il gioco della mia rivale ed a volte anche ad anticiparla
senza quasi farla arrivare nella mia area. Di errori ed autogol ne ho fatti diversi
perché ancora in me prende il sopravvento l’ansia e la frenesia da gara e/o l’entusiasmo
o l’eccitazione di partecipare ed esserci, mentre per giocare a showdown la dote
principale da avere è la concentrazione e la calma.
Poi diciamolo; anche lo sfidare amiche e “colleghe” non è mai bello e semplice e
lo scrivo sorridendo se penso a Silvia Parente, mia responsabile turni alla mostra
“Dialogo nel buio” ove lavoro e che ha giocato su questo suo ruolo nel cercare di
fare del terrorismo psicologico per farmi perdere, ovviamente scherzando, dal momento
che io ero alla mia prima esperienza e lei invece so essere una giocatrice molto
capace.
Ironia della sorte mi è toccato di giocare ben due partite contro di lei: la prima
interna al nostro girone e la seconda per la classifica generale ove lei ha meritato
il 5° posto ed io il 6°.
Direi che come debutto non c’è male no?! Per questo dico buona la prima! Intesa
ovviamente per prima volta.
Descrivere i bravi non è facile, anche perché trasformerei questo articolo in un
libro, ma soprattutto perché di tecniche; stili; regole e specifiche tecniche di
questa disciplina ne so davvero poco.
Ho voluto dare risalto ai debuttanti perché è su di loro che ho posato per lo più
i miei occhi e le orecchie, ma anche perché sono una di loro.
Però non posso non scrivere di come il clima scherzoso ed a volte indisciplinato
respirato nelle ultime file degli spalti, diventava gelido silenzio e tremendamente
serio sia intorno che sul tavolo da gioco.
Non posso non descrivere il diverso rumore della pallina sulle palette rispetto
a quando si giocavano i primi incontri dove si udiva un quasi ritmico ping pong,
fino ad arrivare alle finali; ove perfino l’arbitro seguiva a fatica il volo della
pallina, dovendosi più volte avvalere di un secondo aiuto, e dove il ping pong era
un rumore unico e fortissimo.
E come non raccontare della velocità e potenza che prendeva quella palla arrabbiata
ma sempre precisa che in una partita ha rischiato di lasciare Domenico Leo senza
l’olfatto per parecchio tempo?!
Ma soprattutto, vogliamo parlare del vinca il migliore a inizio partita e degli
abbracci finali? Questo rende bello lo sport: Duri; spietati e tenaci in gioco,
ma amici e leali nella vita.
Un plauso ovviamente va anche agli arbitri: Attilio; Marco e Simone che sono riusciti
a mantenere la concentrazione ed il rigore per tutta la lunga giornata anche se
messi a dura prova dal susseguirsi degli incontri praticamente svoltisi senza sosta;
dalla velocità stratosferica della pallina abilmente lanciata da una parte all’altra
del campo dai colpi esperti e sicuri dei migliori; e dal vociare delle ultime file
che soprattutto al calar del sole si facevano più rumorose ed ilare sia per stemperare
la tensione ma anche o soprattutto per scacciare la sonnolenza accusata da diversi
partecipanti o per svegliare proprio quelli che invece Morfeo l’hanno proprio incontrato
anche solo per qualche minuto... Tranquilli non farò nomi!
E che dire del mitico Eugenio? Un enorme grazie anche a lui per la sua sempre immancabile
disponibilità ed amicizia, lui, che in principio si limitava a segnare i punteggi,
poi, verso la fine, non ha resistito ed ha voluto constatare di persona i risultati,
seguendo tutte le partire, e facendo da supporto morale a tutti noi.
E come non ringraziare Piero Pizzarelli, presidente del circolo culturale Paolo
Bentivoglio, e gli altri collaboratori che con discrezione ci hanno supportato e
sopportato con cibo e bevande per entrambi i pasti ed assecondato con cortesia ed
attenzione.
Ma un grazie speciale lo devo e dobbiamo a due amici speciali: Rudy e Leo, due cagnoloni
che spontaneamente costretti hanno assistito alle diverse performance limitando
al minimo il loro abbaiare o correre per non disturbare i giocatori, fatta eccezione
per Leo che ad un certo punto è stato necessario allontanare, per il troppo rumore
provocato nell’intento di sgranocchiare il suo osso di prosciutto...
In conclusione direi che ho potuto vivere un’altra splendida giornata all’insegna
dello sport per tutti e che mi piacerebbe davvero far conoscere a molti soprattutto
a quanti, come me all’inizio, sono scettici sul fatto che anche se ciechi si possa
avvicinarsi ai più diversi e disparati sport praticati anche dai cosiddetti normodotati.
Con la speranza di poter vivere al più presto un’altra giornata all’insegna dell’agonismo
misto alla convivialità, saluto e ringrazio tutti, soprattutto le mie avversarie
che hanno giocato come sanno e pur sapendomi alle primissime armi non mi hanno concesso
neppure un punticino di vantaggio... Neanche la torta che ho portato e preparato
per tutti, ma soprattutto per addolcire loro è servita per ammorbidirle o lasciarmi
vincere…ma è giusto così è questo che voglio e volevo, è questo lo sport!
Monica De Fazio
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