Praga: Luglio 2009
Pensieri dal balcone
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Quando si torna da un torneo sportivo la prima cosa che viene in mente è quella di commentare i risultati e discutere sulla qualità tecnica percepita durante l’evento.
No, io dal balcone sto pensando ad altro.
Non sto pensando che il risultato di un incontro sarebbe stato diverso se il giocatore si fosse concentrato di più ,oppure, che malgrado l’impegno sarebbe bastato un pizzico di fortuna per ottenere un risultato migliore,o ancora, se non fosse stato chiamato un “time out” in quella circostanza,forse sarebbe finita diversamente.
No, non sto neanche pensando che il livello dei nostri avversari era altissimo e che noi ci siamo confrontati alla pari ma se malgrado ciò abbiamo perso un incontro sui cinque disputati e non siamo riusciti a entrare nelle finali,(o meglio ci è entrato solo il Mao) è solo colpa della dea bendata che noi conosciamo molto bene.
No, non sto pensando di dare la colpa al Mao se la sua qualificazione ci ha “obbligati” a fare il tifo per quasi tutto il sabato,limitandoci a fare i turisti solo dal tardo pomeriggio.
No, non sto neanche pensando che un torneo internazionale di tre giorni (4 compreso la trasferta) si limiti a far giocare solo 5 incontri ai partecipanti che non si sono qualificati per le finali e lasciarli liberi di fare i propri comodi già a partire da venerdì sera, salvo le eccezioni menzionate.
No, non voglio neanche pensare che contro un giocatore di soli 15 anni dimostratosi “extraterrestre” siamo riusciti a malapena a fargli un goal,mentre nella finale mista lo stesso incontestabile fuoriclasse sia riuscito a perdere con un inappellabile 3 a 0 dall’altrettanto giocatrice“extraterrestre” femminile (dico femmina !).Per favore, che a nessuno venga in mente di metterla nei gironi dei maschi altrimenti siamo ancora di più nei guai.
No, non voglio pensare neanche alla logistica,dove l’igiene era a dir poco carente e le camere non odoravano di profumi di bosco. Dove bagni e docce era consigliabile usarli il meno possibile mentre la cucina (mensa) ci offriva piatti ambigui.
Perché pensare a questo,quando altre meravigliose situazioni mi vengono in mente affacciandomi al balcone?
Mi viene in mente ad esempio che all’interno dell’università dello sport ,dove siamo stati ospiti durante la manifestazione,vi era un giardino con erbetta e piante di piccolo fusto.
Alla sera dopo la cena ci trovavamo tutti insieme sulle panchine intorno alle aiuole e un riccio che noi abbiamo ritenuto “riccia” ci faceva compagnia e socializzava con noi,ne è un esempio la fotografia di Alessandra mentre la accarezza.
Che dire poi della coccolina che al mattino non decideva mai di svegliarsi e dopo averlo fatto,scendeva con un calzino nero e uno grigio
Ripenso anche alla passeggiata sul meraviglioso ponte S.Carlo,dove il solito Mao vagabondando senza il suo accompagnatore,importunava 3 turisti (che guarda caso erano italiani) dicendo loro che le sue guide ufficiali non erano neanche in grado di procurargli una bibita. Chissà cosa avranno pensato di noi guide.
Oppure il trauma passato da Angela C. quando una sua richiesta di acquisto di una cartolina ricordo da regalare ad un amico,gli è stata rifiutata generando in lei un profondo malumore.
Oppure quando la stessa Angelina è caduta rovinosamente dalla discesa che porta all’università ,rompendosi i sandali e procurandosi delle ferite al ginocchio.
Oppure quando in birreria siamo riusciti solo con gesti a farci portare le patatine,oppure quando in mensa abbiamo scelto il the freddo ed è sceso caldo e frizzante,oppure e per fortuna c’era anche Alessandra sempre discreta e utilissima nei momenti (moltissimi) di difficoltà linguistica e poi quanti altri oppure.
Sempre dal balcone col pensiero ricordo che quel sabato poteva finire benissimo con la cena consumata in un ristorante nel centro di Praga,dove per dover di cronaca devo ammettere che siamo stati veramente bene ed abbiamo finalmente gustato le specialità del posto.
Ebbene no, il bello doveva ancora venire.
Al ritorno della passeggiata in direzione del nostro rifugio notturno,mentre salivamo le scale della metropolitana che sono molto più lunghe e più ripide di quelle milanesi,il trio Marco,Mao e Domenico improvvisano una competizione ; “RISALITA DELLE SCALE MOBILI IN CONTROMANO”
Mentre si apprestavano all’impresa, un passante di buon senso pensando che i 3 fossero ciechi (anche se solo 2 avevano il bastone e il terzo non mostrava segni di sicuro equilibrio mentale) si sforzava di fargli capire qual’era la giusta direzione da prendere.
Lo fece anche in inglese e solo dopo averli visti risalire le scale dal senso giusto,si allontanava.
I nostri 3 eroi appena risaliti si precipitarono al piano sottostante e in tutta fretta risalirono le scale mobili in contromano. Il buon Marco naturalmente evitò l’incombenza e scelse la via più comoda cioè la scala mobile in salita.
Il solo “rintronato” che aspettò i 2 testardi che stavano risalendo in contromano,fu il sottoscritto,che li vide arrivare con il fiatone sempre più grosso. (gli altri ai quali ovviamente si aggiunse Marco, erano in disparte in attesa del finale).
Ad ogni gradino recuperato ne seguivano 2 persi,ogni 2 gradini fatti ne seguivano 3 persi e così via.
Nel frattempo si era formata una coda di persone che doveva scendere le scale ed incredula osservava i 2 ciechi intenti nella risalita (si perché avevano con sé anche il bastone).
Il Mao con uno scatto imperioso riuscì ad uscire dall’empasse mentre il Domenico continuava nel suo calvario.
Il mio viso diventò rosso dalla vergogna e con imbarazzo cercai di tener lontano le persone che dovevano scendere,fino a quando imprecando in silenzio abbrancai il Domenico per un braccio e lo trascinai fuori dalla scala.
Mentre la gente passava per scendere le scale, ci guardava perplessa ma la mia impressione era che guardava solo me, giudicandomi di sicuro una persona poco affidabile e non degna di accompagnare un eventuale proprio figlio da una guida di questa…….. qualità scadente.
Per fortuna il viaggio in aereo si è concluso con un atterraggio perfetto ed anche se alla Malpensa l’assistenza che abbiamo richiesto,non si è presentata,siamo riusciti ad uscire dall’aeroporto dove ad attenderci c’era la Chiara. Trascuro quello che gli hanno raccontato e mi limito a dire che per la prossima trasferta sono già dotato di “giusti calli” per sopportare gli imprevedibili eventi.
Guardateli bene ,questi sono i protagonisti di questa trasferta e se vi capita di incontrarli per strada fate attenzione ,qualche rischio lo potreste correre.
L’aria si sta facendo frizzante,lascio il balcone e rientro in casa.
L’orologio mi dice che è anche l’ora della nanna e mi avvio verso la camera.
Gli odori non sono gli stessi di Praga e non c’è nemmeno la giovane coppia che condivideva con me la camera. Socchiudo gli occhi e mi viene da dire “buona notte coccolini”
Con affetto
Eugenio Brivio
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