Resoconto di Florinda da Londra 2012!
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mi ritrovo a casa dopo tanto tempo davanti al mio computer per cercare di scrivere qualcosa dei giorni trascorsi a Londra, ma sono molto in difficoltà perchè esprimere a parole le forti emozioni che ho provato dal momento in cui sono entrata nel villaggio olimpico, alla cerimonia di apertura dei giochi, ai giorni di gare è veramente complicato!
Tra le mani ho ancora il pass che abbiamo dovuto mettere appena abbiamo fatto ingresso nel villaggio e non potevamo mai togliere se non quando eravamo in camera. Quel pass era un segno di riconoscimento che dovevamo mostrare per esempio ogni volta che salivamo sul bus che ci portava dal villaggio al campo gara e viceversa, i controlli erano infatti molto severi. Nel villaggio sembrava di essere in una gabbia d'orata, piena di atleti più forti del mondo, tutti lì vicino a me. Nonostante con alcuni atleti, si era avversari, lo spirito olimpico ti porta a chiacchierare e scherzare con tutti! Tutto cambiava però nel momento in cui ci si trovava al campo gara, dove venivamo pervasi da una sana rivalità che ci portava ad essere meno loquaci soprattutto con i nostri avversari! Le emozioni si sono susseguite di continuo da quando sono arrivata a Londra, ma una prima forte esplosione di felicità è avvenuta la sera della cerimonia di apertura dei giochi. Tutti ben vestiti, ci siamo uniti al resto degli atleti italiani delle altre discipline formando così un unico gruppo, muniti di bandiere di ogni dimensione, ci siamo inseriti in un lungo corteo formato da tutte le nazioni e siamo partiti dal villaggio per arrivare a piedi allo stadio olimpico. Più ci avvicinavamo allo stadio più sentivo che il sogno di essere ad una paralimpiade era ormai realtà!
Mi rimbomba ancora nella testa quando in attesa di entrare nello stadio,ho sentito annunciare il nome della nostra nazione. Un boato ci ha accolto e un brivido mi ha accompagnato durante tutta la sfilata. Non ho visto lo spettacolo che si è svolto all'interno dello stadio perché la maggior parte del tempo noi siamo rimasti fuori in attesa che ci chiamassero, però quei momenti trascorsi con tutti gli atleti delle diverse nazioni, quegli slogan che ogni tanto echeggiavano nelle varie lingue, fanno parte di uno spettacolo ancora più bello perché più intimo. Non bisognava però mai perdere la concentrazione e dimenticare il motivo per cui eravamo lì, anche perché dopo due giorni sarebbero iniziate le gare. La mattina della batteria, trovare completamente piene quelle tribune che fino al giorno prima erano vuote, mi ha aumentato vertiginosamente il battito del cuore, Mi sono detta: ora si comincia veramente!
Ci siamo: le barche allineate ai blocchi di partenza, l'appello delle nazioni, le gambe tremano, manca la salivazione, il cuore batte forte…, mi dico "Florinda sai quello che devi fare, respira profondamente e mettici tutta la grinta che hai!" Questo è quello che passava in pochi secondi nella mia mente prima di quel " bip" che dava il via... Da quel momento in poi non c'era posto per i pensieri, ma esisteva solo la voce del mio timoniere e il movimento del mio corpo che sentivo reattivo ai miei ordini. Negli ultimi 300 metri udivo un boato assordante,capivo di essere vicino alle tribune e questo mi dava una carica tale da non sentire quasi più la stanchezza e così si tirava fuori veramente tutto fino all'ultima energia più nascosta! Un sottile velo di delusione è calato all’arrivo della finale quando mi sono resa conto di essere arrivati quinti. È però durato solo pochi istanti perché appena ho contestualizzato quel risultato, mi sono subito ripresa. Quel quinto posto vale veramente tanto perché io, così come i miei compagni di barca, abbiamo dato il massimo credendo sempre nel nostro equipaggio e nelle nostre capacità.
L’impegno e il sacrificio per poter arrivare a Londra sono stati enormi, però è stato tutto ripagato dall’esperienza unica che ho vissuto in quegli indimenticabili giorni.
Florinda Trombetta
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