Il Blind Tennis incanta, ammalia ed affascina Bologna.
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Grande successo del primo Campionato Italiano di tennis per non vedenti ed ipovedenti, in scena lo scorso fine settimana sui prestigiosi campi della Virtus Tennis Bologna.
Dopo tre giornate contrassegnate da match di ottimo livello, spirito di aggregazione e clima FESTOSO, trionfo per Maurizio Scarso tra i B1, bissato dal titolo di Maria Ester Nakano tra le Ipovedenti. Ottimi risultati anche per Alberto Ordanini, seconda piazza b2, Angela Casaro e Filippa Tolaro, rispettivamente terzo e quarto posto tra le B1. Ottavo posto per Matteo Briglia tra i B1.
Milano, 29-11-2017. “ Wè, blagor d’un cuntabal, com’è sta storia? Cuntaghela ben, Gli orbi che poden giugà anca al tenis??????
Lo scettico sgrana gli occhi inespressivi e si abbandona ad una grossa grassa risata, sbavando mezza sambuca appena trangugiata al tavolino del bar dell’Istituto.
“ Sì, vabbeh, buuuuuuuumm!!! e mio nonno in carrozzella sta lottando per il mondiale di Formula 1 con Lewis Hamilton. Ritenta, bevi un po’ meno e sarai più fortunato come in quella pubblicità delle chewing-gum di quando eravamo bambini”.
“ Ma è vero! Te lo giuro “!! Incalza il più giovane, bello infervorato.
“ Però…. ‘speta ‘n mument… “, Si fa serio aggrottando le folte sopracciglia alla Elio delle Storie Tese, o alla Zio Bergomi, se preferite.
“ In effetti, se ci pensi, anche quando quel tale se n’era uscito con gli orbi che giocavano a baseball, te lo ricordi??? Cos’era… quasi vent’anni fa, no?? Che gli avevamo subito levato il vino pagandogli poi le sedute dagli alcolisti anonimi con la colletta del GSD…
CHE STORIA”!!!
“ Eh, appunto! però era vero alla fine!!”, incalza l’altro. “ E quel disgrasia’ l’era pure passato negativo all’etilometro”.
“ E quindi?? Com’è sta storia ora??? I ciechi possono pure giocare a tennis?? Ma daaaaai….
Cunta su, canetta de veder, che cado di nuovo dalle nubi, come il Checco Zalone”…
“ Si chiama Blind tennis, in inglèèss “ Tennis for the Blind or visually impaired people “. Disciplina relativamente nuova se vogliamo, nata ufficialmente in Giappone, a Kawago nel 1984, inventata da un certo Miyoshi Takei, uno studente cieco che tra i suoi desideri più strampalati aveva il sogno ambizioso di poter giocare a tennis”.
“ Ah tel chi!!!!! Ora si spiega tuch!!”, lo blocca il paonazzo sghignazzando. “ Giusto un muso giallo più fuori di un terrazzo sospeso su un attico poteva tirar fora una boiata del genere”. E poi, lo ha inventato sul serio??”
“ Beh, diciamo che un po’ gli è andata di culo… Nel senso che Takei ha avuto la fortuna di beccare al liceo un prof di educazione fisica più fuori dai coppi di lui, disposto ad ascoltarne le idee farneticanti e seguirlo in questo progetto incredibile.
Prima sfida: creare una pallina sonora che un cieco fosse in grado di ascoltare, identificarne la posizione e calcolarne a spanne traiettoria, velocità e possibilmente altezza del rimbalzo sul terreno”.
“ Eh, appunto! Mica pizza e fichi”…
“ Dopo VARIE prove, i nostri due malnàt hanno optato per una sfera di gomma, promossa poi a pallina ufficiale del blind tennis.
“ Però!! T’è capì el margnufun! E poi?? Voglio dire… Sei partito raccontandomi che eri giù a Bologna a fare i Campionati Italiani del tenis per ciechi, ora mi vai indietro ai Giapunèèèss. Com’è la storia, come è arrivata qui sta roba”…
“ Capì. L’ho presa alla lontana per smontare il tuo scetticismo del cucù e farti capire come è nata la cosa. Ora, senza tirarla per le lunghe, nel 1990 hanno organizzato il primo torneo in Giappone, la cosa ha preso alla grande, la voce è volata anche all’estero pure dopo la morte prematura del povero Takei…”
“ Nooo!!! Già andato? Ma era giovane!!”.
“ eh sì, pensa, è finito sotto un treno… 42 anni…
“ O Signur di Puverìtt… Por fioeu…”.
“ E comunque il buon Miyoshi oggi sarebbe davvero orgoglioso di sapere come il suo giocattolo pazzo ha letteralmente sbancato nel mondo sportivo ciecheria in molte Nazioni: nel 2013 han messo giù uno straccio di regole e nel febbraio 2014 è nata la IBTA ( International Blind Tennis Association) che di fatto regolamenta gli aspetti principali di sto sport e ha ufficialmente il compito di diffonderlo e promuoverlo nel mondo, attraverso l’orghanizzazione e il coordinamento di Tornei Internazionali e Campionati Nazionali. Pensa che lo vogliono mettere anche a Tokyo alle Paralimpiadi tra gli sport dimostrativi. E poi, un mesetto fa, è nata la nostra Federazione, la FITCI”.
Il paonazzo strabuzza nuovamente le protesi ammirate.
“ Che storia!!! Ma quindi come funziona, dove si gioca, è alnmeno divertente?? E da noi quando è arrivato?”
“ Beh, è incredibile! fantastico in realtà. Poi per me che da quarant’anni sono appassionato di tennis, che mi alzavo di notte a vedere le finali di Australian Open, US Open, drogato delle telecronache di Tommasi, Clerici, del povero Lombardi, persino di quella betonega e sabeta della Lea Pericoli su Tele Montecarlo, beh, ti si apre un mondo dai…. Non è facile, t’el disi subit: come per tutti gli sport serve allenamento tosto, sbatti costante, impegno dela Madona ecc. Quando però riesci a battere, rispondere o, meglio ancora, portare avanti un palleggio, un bello scambio, beh, orgasmo vero!!”.!!
Si gioca su campi con misure da mini tennis ( 12,8 MT per 6,40 MT), la rete più bassa ( 83 CM) e le racchette di misura 23 POLLICI ( 58.42 CM), quelle da bambini, con tutte le linee del campo rialzate almeno sai esattamente come e dove orientarti. Ovviamente ti parlo delle misure per noi ORBI. Usiamo delle palle di spugna con dentro una sfera di plastica riempita da dei sonagli… Non proprio campanelli, diciamo più simili ai piombini dei fucili da caccia”.
L’altro ormai è cotto a puntino, bocca spalancata da demente, occhio spento, viso di cemento.
“ In pratica”, riprende il più giovane, “ si gioca ascoltando il rumore della palla al rimbalzo, con la possibilità di farla rimbalzare tre volte e poi colpirla, per noi orbi totali e gli ipo gravi. Gli Ipo con buon residuo invece devono colpirla entro il terzo rimbalzo. Prima di battere, te devi dire all’altro, ready? Pronto? L’avversario, se lo è, risponde: yes! Poi, entro 5 secondi, servi dopo avergli detto play, gioco.
“ Ma daaai… E te come l’hai scoperto? Come è arrivato quà”?
“ Me ne avevano parlato il Mao e il grande Leva un tre anni fa…. Avevano organizzato una dimostrazione a Bologna, gestita da questo Eduardo Silva, un maestro di tennis argentino, un po’ uno scapà da ca’, uno sbrindelà in realtà. Trapiantato a Sacile, vicino a Pordenone qualche anno fa. In sostanza è stato lui ad importare ufficialmente il Blind Tennis da noi, causa appoggiata successivamente anche da quelli della Virtus Bologna, come a Pordenone, Aosta, Piacenza, un po’ in giro per l’Italia”.
“ Ah ecco perché eravate giù a Bologna a giugà!”, si rianima temporaneamente il suonato.
“ Esatto. Ma tieni presente che lo giocano già in 30 Paesi nei 5 continenti. Per quello ci sono già i requisiti per l’ammissione alle Paralimpiadi. E l’anno scorso – io non c’ero – hanno organizzato un primo torneo internazionale dela Madona ad Alicante in Spagna e quest’anno un altro a Dublino con tipo una sessantina di atleti da quindici Paesi”.
“ Però!! Quindi va alla grande!! E come sono andati quindi sti Campionati Italiani?”.
“ Beh, io faccio abbastanza cagare e perciò non avevo chissà che ambizioni o menate… Solo fare esperienza e vedere un attimo come se la cavavano gli altri”… Devo dire che mi sono divertito parecchio. Organizzazione impeccabile: il direttore della Virtus Tennis Bologna, Paolo Chinellato, insieme ai maestri Carolina Pezzati, Simone Sperti e Alessandro Vitti, insieme al Presidente Fantoni hanno fatto le cose alla grande!! Staff tecnico e Maestri del circolo gentilissimi, il Presidente della nostra Federazione, la FITCI, Daniele Giordani, si è presentato, bel discorso, mangiato divinamente, davvero splendidi guarda, tanto di cappello ai bolognesi. Che tra l’altro, amico mio, su quei campi sono nati i vari Cané, Camporese, la Reggi, il mitico Rolando Sirola… Te lo ricordi? Giocava in doppio con Pietrangeli prima della generazione dei Panatta, Barazzutti e cumpagnìia. Mica bruscolini!!”.
“ Sì sì, come no, il Sirola pensa che l’avevo visto qui al Bonfiglio quando l’era un pischell all’età dela pietra… E quindi tra noi ha vinto anca mo’ quel sacrament del Maurizio?? Ma com’è che in qualsiasi sport che ci inventano vince semper lù??”.
“ AAAh, dovresti vederlo il Mao… è uno spettacolo!! Una macchina!!! Lui fa sempre quello che deve fare per mettersi nelle condizioni migliori per colpire la palla, anche contro dei bombardieri sul servizio che un paio ce ne sono… e anche quando non ce la fa, riesce sempre a salvarsi comunque con dei guizzi di puro istinto che su no come fa. Tipo Gattone Mecir, te lo ricordi?? E poi fa dell’intelligenza, della regolarità, del non darti mai una battuta uguale all’altra le sue carte vincenti che ti entra nela testa come le tarme nel legno o nei vestiti degli armadi umidi… Alla fine l’altro non ci capisce più niente, ti fa quel paio di doppi falli, passaggi a vuoto e il Mao come un’anaconda ti stringe tra le sue calde spire gentili”…
“… Che gabuladur d’un gajnààt. Che poi manco beve, non fuma, corre, ancora vita d’atleta!! Ma anche gli altri ho sentito, sono andati bene, no??”.
“ Come no! L’angelina terza ha fatto un bel torneo tranquillo, efficace. Come anche la Filippa, bella paciarotta, ha fatto il suo, tessendo la sua tela fitta, da tarantola. Diciamo che per batterla dovevano metterci del loro le varie Pierri e Parente che comunque sono un gradino sopra. E poi tra gli ipo c’è questo Alberto Ordanini, carino sai? Garbato, già sui 60, un ex profesur, però proprio una bella persona. E gioca bene, ha una gran battuta. Ma lo spettacolo vero è sta nippo-argentina, Maria Ester Nakano. Guarda, una passionaria, malata di tennis, di agonismo in generale, ti invoglia proprio a giocare e darci dentro”.
L’anziano scrolla le spalle e si alza risoluto.
“ e ti, come al solito, te s’et anda in strusa per i campi come un pirla. Va beh, cià che vado a ca che la miè m’aspeta.. Ma alla fine vale la pena giugà a sto tenis o no??”.
“ A me piace! Ti ripeto, non bisogna scoraggiarsi se non pigli la palla all’inizio o fai la figura del pelabroc. Mi piace e lo consiglio alla grande. Non per niente chi inizia a giocarlo decentemente viene da altri sport, baseball, sci e non solo”.
L’altro borbotta qualcosa, inforca il palletò e si avvia a passo deciso lungo il portico affogato nella scighèra, già immerso in chissà quali altri pensieri.
di Matteo Briglia (Bedeo)
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