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PARALIMPIADI, LA PRIMA MEDAGLIA
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Da Corriere della Sera
di Claudio Arrigoni - (13 marzo 2006)
La Parente vince il bronzo guidata dall'amore.
Silvia, non vedente dall'età di 2 anni, sul podio della libera grazie al fidanzato
TORINO - Galeotta fu l'Islanda con il freddo, la neve, il ghiaccio.
Era destino, per due che si sono conosciuti in montagna, passano i fine settimana a sciare, vincono insieme una medaglia ai Giochi più belli. Silvia Parente e Lorenzo Migliari hanno vinto la medaglia di bronzo nella discesa libera per atleti non vedenti alla Paralimpiade, la prima medaglia per l'Italia.
Silvia e Lorenzo si vogliono bene. Molto. E si sono detti ti amo in quell'isola lontana del lontano Nord, quasi dieci anni fa, durante una vacanza.
Lei è una campionessa, lui è la sua guida. Sugli sci, perchè nella vita di tutti i giorni, Silvia, milanese, 36 anni, programmatrice di computer, quasi una laurea in Scienza dell'educazione, di guide non ha bisogno. Anche se ha smesso di vedere fra i due e i tre anni per un retinoblastoma.
I miei genitori mi hanno messo sugli sci a 4 anni, forse per convincere mio fratello, che è più piccolo, e io mi sono innamorata della neve , dice. La neve è stata prima quella di Madonna di Campiglio (dove andava in vacanza con mamma Diana, papà Antonio e il fratellino Daniele, di due anni più giovane di lei), poi quella dell'Appennino, dove Lorenzo, bolognese, ha una casa.
I non vedenti sciano con una guida davanti che, come fa Lorenzo, può avere un megafono per indicare con la voce il tracciato. Si segue una voce, dice Silvia. Facile a dirsi. Fatelo senza vedere, sulla pista Olimpica del Sestriere, con velocità che per una sciatrice non vedente variano fra i 60 e gli 80 km orari:
La discesa non è la mia gara, avevo paura, lo ammetto, quella pista poi è difficile, alla fine avevo le gambe che bruciavano per la fatica, credevo di morire.
Bisogna fidarsi di una voce. Come fa Silvia con quella di Lorenzo. Una affiatamento nello sport e nella vita. Fare la guida è bellissimo, ora quando scio da solo mi capita di guardarmi dietro, mi diverto di più in due. Bisogna usare la testa e pensare che dietro c'è una persona che non ci vede, mica un rimbambito - dice Lorenzo -. è uno sport individuale che diventa uno sport di squadra.
E infatti la medaglia è andata a tutti e due. Con le feste alla fine di Alberto Tomba, che ogni tanto li ha incrociati ad allenarsi a Vidiciatico, praticamente casa sua. Quando saremo soli ti do qualche segreto per lo slalom, ha detto a Silvia.
La specialità di Silvia è il SuperG, dove ha vinto la Coppa Europa, e in cui gareggerà domani.
Silvia e Lorenzo vivono lo sport con serenità. Alla fine della Paralimpiade ha già prenotato una vacanza a Rio. Lontani dalla neve, per una volta.
Le prime gare internazionali a poco più di vent'anni, poi due Paralimpiadi in Norvegia nel '94 (con un bronzo in slalom) e in Giappone nel '98, un argento ai Mondiali del 2003 in Austria, infine Torino senza essere passata per Salt Lake City, Silvia è una di quelle che poi vengono definite pioniere, perchè nella storia di questi sport ci è passata in mezzo e anche oggi ci sta benissimo.
Ora è molto diverso da allora, ci sono i professionisti in mezzo a noi dilettanti, il mondo è cambiato, per questo riuscire a vincere è straordinario. E farlo in due, con chi si ama, è ancora più bello.
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