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La Parente ideale. Silvia è l'atleta simbolo del successo di Torino Ora in Italia devono crescere strutture e tesserati
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Da Gazzetta dello Sport - (20 marzo 2006)
TORINO-Una splendidacerimonia di chiusura ieri sera in piazza Castello a Torino, centrata ancora una volta sull'abbattimento delle barriere e dei pregiudizi, ha chiuso la nona Paralimpiade. Uno spettacolo di folla nella continuità di quanto è successo nei nove giorni di gara.
La voglia di partecipare seminata dall'Olimpiade ha prodotto frutti ancora più brillanti, tanto da gonfiare di orgoglio il presidente del comitato paralimpico internazionale, il britannico Phil Craven, che ha sottolineanto l'importanza del testimone che Torino consegna a Vancouver 2010. «Torino 2006 - ha detto - è un punto di partenza per il nostro movimento per la passione e la partecipazione che abbiamo respirato».
SUCCESSO Per l'Italia è stato un successo su tutto il fronte sia dal punto di vista organizzativo, che agonistico. I numeri del successo sono i 163.000 biglietti venduti per un incasso di 1.059.000 euro, i palazzetti di Torino Esposizioni (sledge hockey) e Pinerolo (curling) che si sono rivelati insufficienti, tanto da richiedere l'installazione di un maxischermo in piazza S. Carlo per la finale dell'hockey ed i piccoli incidenti verificatisi sabato all'esterno dell'impianto di Pinerolo causati dalla ressa di chi voleva entrare a posti esauriti per la finale del curling. E senza l'Italia in gara. Ma anche le tribune dello sci alpino e del fondo sono sempre state gremite, in certi giorni anche più che all'Olimpiade. Azzeccata l'iniziativa finanziata dalla Regione Piemonte di portare gli studenti a prezzi ridotti.
PARENTE Silvia Parente, milanese, 36 anni, non vedente dall'età di due anni per un retinoblastoma, è l'eroina della squadra azzurra. Insieme alla guida e fidanzato, il bolognese Lorenzo Migliari, ha conquistato 4 delle 8 medaglie azzurre: l'oro in gigante ed il bronzo di discesa, superG e ieri quello dello slalom. Il premio del Coni, 130.000 euro, le permette ora di continuare gli studi per diventare fisioterapista e acquistare una barca a vela, la sua seconda passione.
Mettersi in proprio le permetterebbe di non farsi travolgere ogni mattina in metropolitana dalla maleducazione della gente mentre si reca al lavoro in un'azienda informatica.
ITALIA Le altre due medaglie della squadra italiana sono state conquistate dall'altro non vedente Gian Maria Dal Maistro, veneto 25enne studente in informatica, guidato da Tommaso Balasso, oro in superG e argento in gigante, e da Daila Dameno, milanese di Pontevecchio di Magenta, tetraplegica, argento ieri in slalom e venerdì in gigante.
Come si vede tutte medaglie nello sci alpino. Nel fondo non coltivavamo speranze dopo l'infortunio di Roland Ruepp, ma Enzo Masiello (sitting) è arrivato a soli 7 secondi dal podio sabato nella prova lunga.
Il fondo è stato dominato da Russia, Ucraina e Bielorussia, vere potenze anche fra i normodotati, dove il disabile gode delle stesse possibilità di qualunque altro atleta.
Per sledge hockey e curling in carrozzina Torino rappresenta il punto di partenza per creare una tradizione che ancora non c'è.
MOVIMENTO La Paralimpiade è stata il momento di confronto fra i vari movimenti ed il medagliere (Russia, Germania ed Ucraina in vetta) dice in cifre quale è la sensibilità di ogni paese nei confronti della disabilità e delle possibilità in questo ambito di praticare sport.
Il Comitato Italiano Paralimpico conta 15.000 tesserati su una popolazione di 800.000 disabili fra i 6 ed i 40 anni potenziali praticanti.
Ogni strategia di sviluppo passa necessariamente attraverso l'aumento dei tesserati.
EREDITA' La bella sensazione che lascia la Paralimpiade è che nulla sarà più come prima.
Un'indagine commissionata dal sindaco (tetraplegico) di Vancouver in preparazione ai Giochi canadesi ha evidenziato che l'Italia è architettonicamente accessibile ai disabili al 30%, Torino al 50%, Vancouver al 90%. Una strada ancora lunga da percorrere, ma la vera novità è che è cambiato l'atteggiamento: nei giorni paralimpici non si è notato quanto mancava agli atleti disabili, ma cosa erano in grado di fare.
Non è un gioco di parole, è un ponte verso il futuro.
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