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Baseball

L'ATTIVITÀ DELLA AIBXC VISTA DA GIOVANNI LERCKER


da FIBS (Federazione Italiana Baseball e Softball)
- (28 novembre 2006)

Il giornalista Giorgio Gandolfi ha incontrato al Campus universitario di Parma il Professor Giovanni Lercker e gli ha chiesto uno scritto sul baseball ciechi. Lo riportiamo in larga parte

Quello che ci capita nella nostra esistenza non può essere attribuito che al caso, qualche volta indirizzato dalle nostre esperienze, anche se si potrebbe invocare il destino come il responsabile del disegno di eventi casuali. Ho cominciato a giocare a baseball per caso, avrei dovuto praticare la scherma come mi era già stato insegnato per qualche tempo. Invece tutti gli amici coetanei del cortile, dove gravitavamo in un certo numero, avevano cominciato a lanciarsi una pallina prendendola con uno strano guantone.

Il baseball non era più affascinante di altri sport, ma era una delle tante novità provenienti dagli Usa che avevano stregato in quel periodo i giovani, fra cui i dischi a 45 giri con canzoni rock e blues, i blue jeans ecc.

Ancora per caso sono andato a lavorare, appena ottenuto il diploma e dopo un mese di lavoro in una industria chimica, in un Istituto Universitario dove ho trascorso i successivi anni ottenendo la laurea in chimica continuando a giocare a baseball per circa trenta anni.

Non tutto è sempre stato perfetto e nei momenti difficili si può attribuire al destino tante responsabilità, ma è il modo per toglierle dalle nostre scelte.

Certamente è da attribuire allo sport, come per tutti gli sport di squadra, il raggiungimento di un buon equilibrio personale, una buona disponibilità all'attività di gruppo, un senso critico e una mentalità matura ricca di determinati valori.

L'esperienza di questi ultimi anni mi ha mostrato come, casualmente, si può contribuire alla gioia altrui assorbendone un poco per sé.

Mi riferisco ad una attività di collaborazione allo svolgimento di un campionato di baseball giocato da ciechi.

Innanzitutto, chi conosce anche superficialmente il baseball non riesce a comprendere come questo sia possibile, perché anche ai vedenti appare difficile seguire, colpire o prendere quella piccola pallina che schizza da tutte le parti. Eppure il campionato conta già dieci anni di vita ed oggi è giocato da sei squadre di città diverse - Bologna, Empoli, Firenze, Milano (2), e Ravenna.

(...Omissis...)

Alcune considerazioni e risultati sono da sottolineare.

Per primo i non vedenti sono persone speciali: hanno coraggio da vendere quando corrono forte come fanno, quando si tuffano o scivolano sulle basi, ma anche quando si buttano per terra per fermare la pallina in maniera sicura. Poi quando sono ben allenati, i non vedenti, riescono a battere la palla che tengono in una mano con la mazza tenuta nell'altra mandandola obbligatoriamente a rimbalzare per terra (in modo che i sonagli contenuti all'interno facciano sentire la posizione della pallina in movimento).

Qualche volta vedendoli giocare, viene da chiedersi quali risultati avrebbero potuto raggiungere se avessero avuto il dono della vista.

Sanno anche scherzare della loro situazione prendendosi e prendendo in giro.

Ricordo quando ho sentito dire da qualcuno di loro: "guarda come batte Mario" oppure "questo arbitro ci vede meno di me".

La partita si svolge nel più completo silenzio e questo costringe anche coloro che stanno giocando a non fiatare, perché gli unici suoni che devono essere captati sono quelli della pallina, il clacson della prima base e le palette dei coach che sono attivati al momento della corsa verso le basi.

Un lontano aeroplano o le scampanate delle chiese a mezzogiorno fanno interrompere momentaneamente il gioco.

L'esperienza del BXC - Baseball giocato da ciechi - è stata portata dall' Aibxc - Associazione italiana baseball giocato da ciechi - a Cuba e in Ungheria. Nella Hall of Fame - il famoso museo delle celebrità del baseball in Usa - è conservata una targa con una pallina della partita originale di baseball ciechi giocata a Casalecchio di Reno il 16 ottobre 1994.

Se all'inizio, questo impegno, poteva essere considerato dal sottoscritto come una specie di volontariato, in una attività che conosco attraverso il passato sportivo, attualmente è una gioia, un piacere dovuto allo stare assieme a persone piacevoli, contribuendo alla loro palese felicità nel partecipare ad uno sport che praticano anche i vedenti, nel terreno di gioco dove giocano i vedenti e con le stesse loro attrezzature.

E' anche vero che le esperienze accumulate ad una certa età portano più a cercare di avere soddisfazioni nel fare quello in cui si crede e vedendo felici chi ti sta vicino piuttosto che pensare alla propria ed unica felicità.

Per tutto questo ringrazio i ragazzi delle squadre dei non vedenti che sono il fulcro delle sensazioni di piacere e di utilità che mi hanno regalato.

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E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
Non ci servono occhiali per vedere questo mondo meraviglioso, lo vediamo attraverso lo sport!

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