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Showdown

Fino all’ultimo colpo


da Luce Su Luce
di Marco Rolando - (30 giugno 2009)

Si è svolto all’Istituto dei Ciechi il Secondo Torneo internazionale di Showdown

La palla scorre rapida sul tavolo da gioco. Gli atleti con maschere scure calate sugli occhi seguono il rumore della sfera, ora continuo nel rotolamento oppure secco nei rimbalzi che si propagano nella sala. Sono colpi micidiali e precisi, che pare impossibile eseguire a occhi chiusi. Gli atleti si rimpallano la sfera cercando di imbucarla nella porta avversaria con la massima concentrazione. Il pubblico assiste in silenzio, perché solo così si permette di “vedere” la palla attraverso il suo rumore.

Siamo al Secondo Torneo Internazionale di Showdown “Gabriele Galbiati”, tenutosi in maggio all’Istituto dei Ciechi di Milano. Quaranta atleti provenienti da tutta Europa e dal Canada, insieme a allenatori, arbitri e supporter, si sono dati appuntamento nella suggestiva cornice del palazzo di via Vivaio per sfidarsi in una tre giorni di grande sport e agonismo. Una sfida da combattere fino all’ultimo colpo, ma anche una festa per far incontrare le persone che da una parte all’altra del mondo condividono la passione per questo gioco. Di cosa si tratta?

Lo Showdown è uno sport nato per atleti non vedenti ma che viene praticato e apprezzato da tutti. Qui due avversari con una mascherina calata sugli occhi si affrontano muniti di racchette e pallina su un tavolo da gioco. Alcuni accorgimenti, come la palla sonora e le sponde laterali sul tavolo, permettono di praticare questa disciplina anche senza la vista. Lo Showdown si differenzia dal ping pong per le regole particolari: si gioca in fondo al tavolo e non ai lati, e bisogna mandare la palla nel campo opposto facendola passare sotto il pannello divisorio. Lo scopo è mandare la pallina nella porta avversaria. Vince chi per primo raggiunge il punteggio di 11, superando di almeno due punti l’avversario.

Il gioco fu inventato negli anni Sessanta da un canadese di origini italiane, Joe Lewis, e successivamente esportato in Europa. Da noi c’è solo da un paio di anni ma il numero di praticanti è in costante crescita. Una cinquantina sono gli agonisti nelle varie regioni italiane, dalla Sicilia alla Lombardia. Durante lo scorso anno è stato organizzato il primo campionato ufficiale.

Incoraggiati dall’interesse per questa disciplina gli organizzatori quest’anno hanno fatto le cose in grande, organizzando la seconda edizione del torneo presso la sede dell’Istituto dei Ciechi dall’1 al 3 maggio 2009. La gara è intitolata allo scomparso Gabriele Galbiati, amico e sostenitore per tanti anni del Gruppo Sportivo Dilettantistico Non vedenti Milano Onlus. Proprio la Onlus milanese, in collaborazione con l’Istituto e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ha organizzato l’appuntamento senza lesinare energie e passione, per fare sì che tutto andasse per il meglio. E così è stato.

Il torneo era di quelli importanti, un po’ perché ha convocato i migliori atleti in campo internazionale e poi perché era inserito nel circuito della Federazione Internazionale degli Sport per non vedenti IBSA (International Blind Sports Association).

Così, in una soleggiata mattina del primo maggio, i migliori atleti provenienti da Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Italia, Olanda, Slovenia, Svezia si sono ritrovati negli spazi dell’Istituto, opportunamente trasformati in campi da gara con tavoli da gioco e posti per gli spettatori. Non sono mancati alcuni giornalisti fra cui la troupe di Rai Tre e gli immancabili reporter di “Pulsante Radio”.

Sono stati tre giorni infuocati, con il rumore delle palline che rimbombava nei corridoi e con l’adrenalina che fluiva a ogni set. Due delle micidiali bordate che partivano dalle racchette hanno fatto schizzare la pallina fuori dal campo danneggiando un paio vetri. Un piccolo inconveniente se consideriamo che in soli tre giorni si sono disputate circa trecento partite. In compenso l’Istituto dei Ciechi di Milano si è rivelato la sede migliore per ospitare questo evento, riservando agli ospiti stranieri un’accoglienza che sicuramente ricorderanno.

Ma veniamo ai risultati. Nel torneo a squadre si è imposta la Finlandia che ha superato in finale la Danimarca (secondo posto) e la Slovenia (terzo). La vittoria in campo femminile è andata all'olandese Danique van der Kaay, che ha superato 2 set a 1 la slovena Jana Führer. Da segnalare l'ottavo posto di Michela Marcato e il nono posto di Alessandra Martinelli, entrambe atlete del G.S.D. Non vedenti Milano Onlus.

In campo maschile la vittoria è andata all'olandese Sven Van de Wege che ha battuto 3 a 1 il francese Matthieu Juglar. Da segnalare i buoni piazzamenti degli atleti milanesi Maurizio Scarso (ottavo) e Domenico Leo (nono).

La premiazione si è svolta alla presenza del Commissario Straordinario Rodolfo Masto che ha promesso per l’anno prossimo un evento sportivo ancora più importante, da celebrare in occasione del 170esimo anniversario della fondazione dell’Istituto risalente al 1840.

Al di là delle vittorie, delle classifiche e delle prestazioni sportive, vogliamo soffermarci sulle emozioni che hanno colorato questi giorni, riportando il commento di Angela Bellarte, atleta che ha partecipato al torneo: “Chi pratica questo gioco ha toccato con mano la fatica, il sangue che scorre veloce, l'aria che manca nei polmoni alla fine di uno scambio giocato in apnea, il sudore che resta sui tavoli alla fine di un incontro al cardiopalma. Tutto questo resta nell'aria, con la tensione del prima, la frenesia dei recuperi, la determinazione del combattimento, la gioia della vittoria. Poi magari arriva la delusione per la sconfitta, ma solo quando si sa di non aver fatto del proprio meglio, di non aver aggiunto l'esperienza alla propria memoria, per migliorarsi già nel prossimo incontro”.

Marco Rolando

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