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Golf al buio
Due giornate dimostrative all’Istituto per giocare a golf senza la vista
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da Luce Su Luce
- (19 settembre 2009)
Le braccia ruotano precise per assestare il colpo. Il rumore secco del ferro e quindi il sibilo della pallina che vola sopra il campo. Suoni che conoscono bene tutti gli appassionati di golf, ma che si imprimono ancora di più nella memoria delle persone che non vedono.
Sì, perché il golf è un’attività che può essere praticata e apprezzata anche dai non vedenti. Le caratteristiche di questo gioco, infatti, lo rendono particolarmente “accessibile” a persone con diversi tipi di disabilità, le quali in molti casi riescono a raggiungere livelli molto alti. Dal 1998 esiste la Federazione Italiana Golf Disabili (FIGD), che promuove la disciplina fra le persone con diversi tipi di disabilità. La Federazione insieme al Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano Onlus ha così organizzato presso l'Istituto dei Ciechi una due giorni di golf per far sperimentare ai neofiti questo sport senza utilizzare vista.
“Golf al buio”, questo il titolo dell’evento, si è svolto il 2 e il 3 ottobre scorsi su un campo molto particolare, allestito in un chiostro dell’Istituto.
Presenti due giocatori d’eccezione, i campioni non vedenti Andrea Calcaterra, chairman del Dipartimento Blind della Federazione Golf Disabili e Chiara Pozzi Giacosa, tornata vincitrice dal British Blind Open 2009, tenutosi a giugno in Scozia. I due golfisti hanno dato una dimostrazione di grande padronanza tecnica, con speciali palline da allenamento (più leggere del normale), invogliando il pubblico a prendere in mano il bastone per provare.
Molti hanno così potuto vivere l’emozione di riuscire a colpire per la prima volta la pallina, assistiti dai maestri che spiegavano la tecnica per eseguire un perfetto swing (il movimento rotatorio con cui si colpisce la pallina). Ogni volta immancabile arrivava la sorpresa di riuscire a colpire la palla anche a occhi chiusi.
È interessante notare come esistano nel mondo dell'agonismo alcuni metodi di training particolari che prevedono di esercitarsi senza la vista, cercando di non pensare alla pallina e concentrandosi esclusivamente sul gesto. Una volta impostato il movimento – dicono gli istruttori in questo insegnamento vagamente zen - non è necessario guardare, perché la palla seguirà la giusta traiettoria.
Naturalmente per chi non vede è necessario l’aiuto di un’altra persona che suggerisca la direzione, il tipo di terreno e la distanza dalla prossima buca.
Teniamo conto che nel golf praticato ad alti livelli è prevista anche la figura del caddie, il portabastoni che fa da consulente tecnico e strategico del giocatore.
Il golf è dunque uno dei pochi sport che permette di gareggiare a tutti, disabili e non, nello stesso team e sullo stesso terreno, offrendo un’ulteriore occasione di integrazione. Inoltre il giocatore non vedente ha la possibilità di muoversi a piedi in ampi spazi aperti, migliorando la propria autonomia motoria e traendo benefici dall’attività fisica.
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