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Sci

Val Di Fiemme - Settimana Bianca


da Luce Su Luce
- (28 febbraio 2011)

SPORT/SCI

Voci nella neve

Fiducia, preparazione e… buon udito: ecco come divertirsi sugli sci anche senza la vista

Gli scarponi sono ben stretti, i bastoncini saldamente in pugno. Il sistema di amplificazione vocale è acceso. La guida descrive le condizioni della neve: “il primo tratto è sul ripido con neve dura, fai attenzione. Dopo la quarta curva il pendio diventa più facile e facciamo curve ampie”. Quindi dà il segnale ben conosciuto: “Via!”.

Si scia in coppia a distanza di pochi metri. In testa procede la guida, che deve avere occhi attenti davanti e dietro. Deve guardare come è il tratto di pista successivo, voltarsi a controllare chi lo segue, osservare il comportamento di altri sciatori e tradurre velocemente tutto ciò in pochi e semplici comandi. Parla in un microfono collegato a un piccolo altoparlante legato alla schiena su una speciale cintura-marsupio. Lo sciatore non vedente segue a breve distanza e ha come riferimento per la propria velocità le vibrazioni degli sci e il vento sul viso. Deve inseguire la voce dell’istruttore ed eseguire le curve a ogni comando, cercando di pennellare la virata a seconda dell’intonazione che sente. L’affiatamento fra guida e sciatore deve essere massima, ci si deve fidare uno dell’altro al cento per cento.

Difficile per le persone che ci vedono immaginare cosa deve essere scendere a occhi chiusi, avendo come unici riferimenti le sollecitazioni che arrivano dalle gambe e i semplicissimi comandi della guida per le manovre: “via” per la partenza, “pa, pa, pa” per le diagonali e “op” per le curve, modulato in modo più o meno secco a seconda dell’angolo di virata. Bisogna imparare a seguire le sfumature della voce, a interpretarne il significato, ma quando si sente il grido “Stop!”, allora bisogna fermarsi nel più breve spazio possibile, perché è il comando che segnala un ostacolo imminente.

La tecnologia è molto importante e può facilitare le cose. Alcune coppie guida-allievo utilizzano un apparecchio ricetrasmittente inserito nel casco, che permette allo sciatore non vedente di stare davanti e seguire le indicazioni che gli vengono trasmesse. Più semplice per chi non vede, almeno psicologicamente, è venire dietro le code della guida, certo del fatto che dove passa il primo passa anche il secondo. In teoria almeno.

Questo secondo procedimento viene facilitato dall’utilizzo del robottino, un sistema di amplificazione della voce della guida che permette di migliorare la comunicazione con l’atleta, amplificando i segnali convenzionali ed escludendo i rumori ambientali che possono causare situazioni pericolose.

Quello che conta davvero è però il fattore umano: preparazione e tecnica da parte dello sciatore non vedente, capacità di vedere e descrivere l’ambiente da parte dell’istruttore-guida, oltre alla qualità umana per nulla scontata di infondere fiducia.

Quando il “tandem” sciistico funziona, le soddisfazioni sono grandi. Vi è la gioia di trasmettere e condividere una passione, ma anche la soddisfazione di constatare i progressi. Che si scii per piacere o per inseguire obiettivi agonistici, la relazione fra guida e cieco è qualcosa di centrale e, al di là delle tecnologie, è quella che davvero permette di muoversi in sicurezza, di fare progressi e di divertirsi con tranquillità d’animo.

Proprio dare rilievo a questo aspetto, riportiamo nelle righe che seguono le belle testimonianze di Giorgio e Marina, rispettivamente guida e sciatrice ipovedente, che hanno volteggiato insieme sulle nevi di Predazzo durante la settimana bianca organizzata dal Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti di Milano Onlus nello scorso gennaio.

I loro racconti sono anche un modo per ringraziare le guide che hanno reso possibile la settimana. In particolare le guide della Guardia di Finanza di Predazzo, della Polizia di Stato di Moena e dei Carabinieri e tutti gli amici volontari che anche questa volta hanno voluto condividere la loro passione e mettere a disposizione il loro tempo e la loro bravura.

“Percepire i miglioramenti mi dà un brivido”

Ho atteso la settimana bianca con una certa emozione. L'allenamento in palestra durante l’anno è stato duro, ma necessario per affrontare questo bell'impegno fisico.

Ed eccoci alla pista Olimpia, all’Alpe Cermis in Val di Fiemme. Quest'anno di comprensori ne abbiamo girati parecchi e, dopo quelli di Lusia Moena e Latemar Obereggen, mi trovo seduta sulla seggiovia del Cermis.

Poco prima di scendere cerco di non farmi prendere alla sprovvista: già allo sganciamento mi faccio indicare dalla guida se la discesa da affrontare si trova a destra o a sinistra.

La fantasia che mi appartiene, così credo come a molti di noi ciechi o ipovedenti gravi, mi mette una gran voglia di improvvisare inventando il percorso, facendo curve e diagonali diverse da quelle suggerite dalla guida. Scegliere con la mia volontà ma non con gli occhi. Sarà pericoloso? Il buon senso mi suggerisce di contenere la creatività, visto che non ho certo voglia di visitare il pronto soccorso della zona.

Siamo all'inizio della pista. In questo momento di attesa, lì, in cima, inizio a far domande a raffica: com'è la neve? È ripida? C’è ghiaccio? Prendo tempo tergiversando, facendo finta di studiare la pista che non vedo… Sono un po’ in ansia, ma c’è Giorgio.

È il terzo anno che mi guida in questa avventura e io mi lascio condurre da lui con totale tranquillità. Questo perché abbiamo definito comandi che hanno un significato ben preciso. Quando gli ordini si fanno più serrati vuol dire che le diagonali sono brevi e so di dovermi concentrare maggiormente, perché l'inclinazione aumenta. Quando il pendio si fa più dolce la sua voce si distende e mi rilasso, danzando beata e spostando il peso da uno sci all'altro.

Il ruolo della guida è fondamentale, il suo compito è di enorme responsabilità: oltre a studiare e conoscere la pista da percorrere, deve rispettare le regole e prevenire le pazzie di tutti gli sciatori. Inoltre deve osservare lo sciatore cieco dietro di sé, scandendo ordini precisi. La scelta di Giorgio di fare le piste più difficili di primo mattino è vincente. La neve più compatta mi fa gustare il brivido di percepire i miei miglioramenti. Mi sento più potente sulle gambe, davvero in forma.

La conquista maggiore, di certo la più importante, è stata quella di essermi affidata alla profonda voce di Giorgio. Ho voluto fidarmi esclusivamente dei comandi vocali cercando di rimanere il più vicina possibile a questa voce che mi conduceva per spazi immensi. Solo con una persona speciale ci si sente di condividere tutto questo.

Ho anche ridimensionato le molteplici possibilità di uno sciatore vedente. Pensavo che per lui scendere comportasse anche la fortuna di ammirare il paesaggio intorno guardando qua e là, gustando appieno tutto ciò che lo circonda. Invece mi ha spiegato che bisogna fissare solo la pista senza guardarsi intorno e che la concentrazione è indispensabile anche per chi vede. Io ci ho provato ad alzare la testa e per un pelo il senso di vertigine mi ha dato allo stomaco, facendomi cadere disorientata.

Piacevolissimo è ritrovarsi all'ora di pranzo nel medesimo rifugio. È capitato un giorno di incontrare a sorpresa un grande campione, Cristian Ghedina. Ricordo la sua simpatica parlata, il sorriso accattivante e… un corpo da atleta vero, con cosce di marmo! Le nostre pettorine riportano la sua firma e mi sento ancora la sua grande forte mano tra la mia quando l'ho salutato.

Ora la mia pettorina è ancora più preziosa, perché riporta l'autografo delle guide che mi hanno fatto gustare il piacere del movimento e la velocità su sci carving: Giorgio, Daniele e Carla.

In tutti questi giorni ho percepito un'atmosfera di grande energia e voglia di migliorare tra tutte noi sciatrici. Anche per lo sci di fondo ho visto tanto entusiasmo e tutti hanno raggiunto a fine settimana nuovi e importanti traguardi.

Marina Gelmini (sciatrice)

“Cerchiamo di trasmettere la bellezza”

Val di Fiemme, gennaio 2011. Il meteo non promette bene per l’inizio della settimana. I bollettini in vallata prevedono tre giorni con cielo coperto, nebbia e nevischio, che faranno diventare il manto nevoso una pappa molle e insidiosa. Poi si prevedono tre giorni di tempo bellissimo, con temperature sopra la media. Quindi neve bagnata e marcia.

Insomma, le condizioni della neve non sono mai state ottimali, ma i nostri amici a Predazzo non hanno desistito. Chi nel fondo e chi nello sci di discesa, tutti hanno sempre sciato con grinta, dimostrando una grandissima volontà e soprattutto una ottima forma fisica.

Sono ormai anni che vengo in questa località, dove puntualmente ci si incontra tra sciatori e guide di città e vallata. Ci sono volti ormai noti, che però con grande determinazione continuano ad accompagnare sulle piste i nostri amici non vedenti, cercando di trasmettere loro con entusiasmo la bellezza del movimento sciistico sulla neve e ricevendo gratificazioni nei miglioramenti che si riscontrano a fine settimana.

Note positive della settimana sono state innanzitutto il fatto che non si sia verificato nessun infortunio. Quindi l’aver visto volti nuovi tra guide e non vedenti, fra cui anche una tedesca e un rumeno.

E poi c’è stato l'incontro non programmato con Cristian Ghedina, l'indimenticato campione di discesa libera, che con la sua simpatia e semplicità ha saputo conquistare il gruppo, soprattutto il reparto femminile. Appena si è saputo che la sua fidanzata si era innamorata in modo particolare delle sue gambe, le nostre sciatrici hanno voluto toccare dal vivo i suoi quadricipiti, andando in solluchero con esclamazioni finali di meraviglia.

Finale con autografo su tutti i pettorali che probabilmente non vedranno più la lavatrice.

Un saluto a tutti gli amici, sperando che Marina, da me guidata, abbia potuto aggiungere un piccolo tassello alla sua capacità sciistica.

Giorgio Veronesi (guida)

Marina Gelmini - Sciatrice

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