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Passione, tenacia, costanza e coraggio


da Il Corriere Dei Ciechi
di Carmen Morrone - (10 ottobre 2011)

Se ci fosse bisogno di rappresentare in un gagliardetto i 33 gruppi sportivi (quelli indicati da FISPIC Federazione Italiana Sport Paralimpici per ipovedenti e ciechi), ci sarebbero da descrivere passione, tenacia, costanza e coraggio.

Questi i caratteri che li contraddistinguono. Dal più antico, al neonato.

Passione

Era il 1969 quando a Bolzano nasceva il Gruppo Sportivo Dilettantistico Non e Semivedenti. Il primo in Italia. Tutto accadde per un pallone da torball portato da Nikolaus Fischnaller.

"Tornavo dopo un periodo di lavoro in una fabbrica svizzera, in un paesino vicino a Zurigo. C'era un gruppo sportivo aziendale di non vedenti che giocavano con una palla sonora. Un gioco a metà fra calcio e pallamano. Provai anch'io ed entrai a far parte di una squadra.

Quando rientrai in Italia i miei colleghi di lavoro mi regalarono un pallone da torball". Fischnaller però non mette il pallone in bacheca, fra i ricordi. Lo passa, lo fa rotolare ai piedi di altri non vedenti. Fischnaller spiega il gioco con assist e passaggi nella palestra di una scuola e la palla comincia a essere recuperata e rilanciata. Si gioca. Nel giro di qualche settimana ci sono una decina persone che tirano il torball.

Si possono fare due squadre. Fischnaller, da sportivo, sa come tenere il ritmo del gioco. Così organizza niente di meno che un quadrangolare. Fra professionisti e dilettanti, anzi neodilettanti.

"Ho invitato a Bolzano due squadre importanti di Torball, quelle di Insbruk che avevo conosciuto quando ero in Svizzera e che giocavano nel campionato austriaco". Come dire Italia contro Isole Far Oer. In questo caso però l'Italia non era quella dei plurimedagliati ma la squadra dei centralinisti, dei fisioterapisti e degli studenti.

Un successo. "Tutti hanno dato il meglio per fare bella figura. Ci siamo divertiti". E caricati come molle, i bolzanini hanno preso una decisione. Anzi due. "Abbiamo costituito il Gruppo sportivo e abbiamo cominciato a portare in giro per l'Italia il gioco del torball per farlo conoscere".

Anno 1969. Oggi il torball è il gioco più popolare fra gli sportivi ipo e non vedenti. Non solo italiani. Per molti anni è stato l'unico sport di squadra, oggi è praticato anche il goalball, il calcio a 5 e il baseball. Tutte discipline che si possono imparare al gruppo sportivo di Bolzano che conta oltre 100 associati, e che offre anche corsi per praticare sci alpino, sci di fondo, tandem, atletica leggera, nuoto, scacchi e tiro al bersaglio, arrampicata.

Quarant'anni sono un primo giro di boa: Fischnaller fa un consuntivo. "Il nostro obiettivo non è cambiato ed è prima di tutto quello di promuovere l'attività sportiva che ha ricadute positive su tutta la sfera personale. Nel corso di questi anni possiamo dire che il numero delle persone non vedenti che fanno sport è rimasto costante:

ci sono sport in crescita come il torball e quelli con meno praticanti, in questo momento, come lo sci di fondo. E dopo 42 anni di presidenza Fischnaller annuncia il passaggio del testimone dopo la Coppa Europa di torball dell'11 novembre prossimo.

"Abbiamo lavorato bene, abbiamo posto le basi per migliorare i nostri servizi. Il rapporto con le istituzioni e gli enti locali è stato fortunato. Abbiamo trovato persone sensibili che ci hanno aiutato, a partire dai vigili urbani di Bolzano che quaranta anni fa hanno scelto di dedicare parte del loro tempo libero per diventare guida per sciatore non vedente".

"Quest'anno abbiamo avvertito la morsa della crisi. Le fonti delle nostre risorse sono Province, Comune e privati cittadini. In ogni caso, secondo me, più attività organizzi, più ti fai conoscere. Anche dai potenziali finanziatori che ti valutano per credibilità e per la qualità delle proposte".

Info: http://www.blindenzentrum.bz.it/871d896.html tel. 0471 442 322

Tenacia

Fra i primi allievi di Fischnaller sui campi di torball, un gruppo di giovani di Milano. Nel 1976 si compone la prima squadra e quattro anni dopo nasce il Gruppo sportivo dilettantistico non vedenti Milano.

Oggi conta 150 soci fra atleti (i 2/3), guide, accompagnatori. Il Gruppo sportivo offre molte discipline: oltre al torball, sci alpino e nordico, atletica, baseball, showdown, canotaggio.

"Essere una polisportiva significa anche avere più spese" commenta il presidente Francesco Cusati. "A partire dall'esser affiliati alle Federazioni relative. Questo però è un sacrificio che facciamo perché ne vale la pena.

Faccio l'esempio con la disciplina del canottaggio. Se non ci fossimo affiliati, Silvia Trombetta, atleta di canottaggio, non avrebbe potuto vivere un'emozione come i campionati mondiali dello scorso settembre. Essere affiliati alla Federazione di disciplina significa che gli sportivi possono accedere a un livello di preparazione agonistica che può portare a vestire la maglia della nazionale paralimpica.

Nelle parole di Francesco Cusati, pluricampione di baseball nei Thunder Five, una delle due squadre milanesi di baseball, respiri passione e tenacia. Ingredienti fondamentali per la riuscita delle attività anche in momenti in cui le risorse scarseggiano.

"Le nostre fonti di finanziamento sono rappresentate dalle quote associative, dalle liberalità dei privati e dai fondi che ci destinano gli enti locali. Questi ultimi, nel corso di questi anni, si sono ridotti moltissimo.

Da qualche anno siamo diventati onlus per potere accedere ad alcuni strumenti che facilitano la raccolta fondi come il 5 per mille e la detraibilità delle donazioni da parte dei privati.

Per fortuna abbiamo qualche convenzione con impianti sportivi che permette ai nostri soci di entrare con tariffa ridotta. Nell'organizzazione degli enti, per fortuna, ci dà un importante aiuto il Comitato Italiano Paralimpico".

Per il Gruppo sportivo Milano nel corso degli anni gli atleti sono aumentati. Ma i tempi attuali vivono una contraddizione: se le tecnologie sono le più importanti alleate dei non vedenti, diventano nemiche dello sport. "I ragazzi passano il loro tempo libero al personal computer. La rete internet, con tutte le sue applicazioni, dai social network alle fonti d'informazione, ha cambiato il mondo, anche quello dei disabili visivi, ma troppi e soprattutto i più giovani stanno ore e ore seduti al personal computer.

È molto difficile far cambiare questo stile di vita. Tirarli fuori di casa, per far giocare loro anche solo una partita, una volta la settimana. Accampano ogni tipo di scusa. Anche che impiegano troppo tempo negli spostamenti. Questo, però, è vero".

Info: http://www.gsdnonvedentimilano.org tel. 02.76004839

Costanza

La metropoli non aiuta. Neanche la capitale. A Roma dal 1991 nasce il gruppo sportivo ciechi, oggi Polisportiva Unione italiana Ciechi e Ipovedenti di Roma. Una sessantina gli atleti che fanno agonismo.

Le discipline che si possono fare sono: torball, goalball, calcio a 5, showdown, tandem, nuoto, arrampicata, atletica. È da questa polisportiva che escono alcuni atleti che, ogni anno, vanno a comporre la squadra nazionale di torball femminile e di calcio a 5.

"A Roma il problema è rappresentato dalle distanze per gli spostamenti. Per fare 60 minuti di sport devi impiegarcene altri 90 per raggiungere la palestra o il campo", afferma il presidente Marco Guardati. Questi problemi nascono per gli sport di squadra. "Palestre e piscine si trovano anche sottocasa, o quasi. Quando si gioca a calcio, a torball, a goalbal, a showdown, a baseball, c'è un solo campo, massimo due, che per alcuni può essere dall'altra parte della città. Si sconta il fatto di vivere a Roma dove spostarsi non è per niente rapido".

Il desiderio di fare sport c'è? "Tasto dolente. Allenarsi è fatica, sono pochi i ragazzi di 15 anni che vogliono intraprendere un percorso in salita a partire dal raggiungere l'impianto sportivo, alle sessioni di allenamento, al confronto con gli altri atleti, allo stress da prestazione, da obiettivo".

Ci sono anche momenti di soddisfazione. "Certo, c'è la passione, il desiderio di fare quello sport per i motivi più diversi. E poi qualcuno riesce a vincere anche una medaglia. Ma noi ci rivolgiamo anche a chi vuole giocare e divertirsi. L'agonismo viene in un secondo momento".

In questo periodo la Polisportiva Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Roma sta rivedendo le sue strategie di marketing. "Semplicemente dobbiamo ristrutturare il sito perché oggi internet è il canale dove girano le informazioni. In ogni caso continuiamo a far conoscere la Polisportiva portando i nostri volantini a scuola, nelle cliniche oculistiche, negli studi medici".

Anche per la Polisportiva Roma, risorse scarse e ricerca di sponsor. "Ci sono aziende private che fanno elargizioni, ci piacerebbe avere imprese fiere di sponsorizzarci con i loro loghi sulle nostre maglie", conclude Guardati.

Info: tel. 06. 50072418 cell. 347 1479091

Coraggio

E proprio in periodo di crisi economica e di scarso ricambio generazionale che in Sardegna, nel 2010 è nata l'Associazione sportiva dilettantistica non vedenti-Tiger di Cagliari.

"In questo momento oltre venti sportivi, dai 12 ai 56 anni, praticano in maniera costante torball, showdown, tandem. Da quest'anno ci saranno corsi anche di camminata nordica", spiega un entusiasta Mario Trogu, anima insieme a Gianguido Marzi della nuova associazione.

Per entrambi un passato da tecnici federali di softball, poi il colpo di fulmine.

"Eravamo a Bologna per il campionato di softball e abbiamo assistito a una partita di baseball per ciechi. Innamoramento a prima vista e la decisione di importare in Sardegna questo sport".

Non è stato facile. "Abbiamo dovuto diventare credibili agli occhi di molte persone. Prima di tutto dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Cagliari che ci doveva aiutare a diffondere questa nuova opportunità. Vinta la diffidenza iniziale, ci è stata di grande aiuto.

Contemporaneamente abbiamo assediato, anche se non fisicamente, ma in maniera altrettanto efficace, la Regione per avere in concessione un terreno incolto. Dopo mesi ci siamo riusciti. Lo abbiamo ripulito noi, con le nostre braccia, e ne abbiamo fatto un campo sportivo". La lotta, però, non è terminata. "Abbiamo dovuto combattere contro la pigrizia. Contro l'abitudine di passare il tempo libero al bar. Niente di male. Ma fare attività motoria è un'altra cosa". Nel giro di qualche settimana nasceva la prima squadra sarda di baseball: i Tiger Cagliari. Tutto bello, ma i soldi? "Senza il contributo dell'Aibc-Associazione italiana baseball ciechi non ci saremmo riusciti. Poi abbiamo anche dei sostenitori privati. E poi - confida Trogu - per tante attività siamo stati noi dell'associazione ad autotassarci, o meglio a investire, sicuri che fra qualche anno riceveremo indietro capitale e interessi sottoforma della crescita dell'associazione".

Una fatica, ripagata già dai risultati sportivi. "Ci siamo iscritti al campionato italiano di baseball. Ci giocano otto squadre con un palmares di tutto rispetto. Siamo arrivati penultimi". Con passione, tenacia, costanza e coraggio.

Info: cell. 338 7710190

Carmen Morrone

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E noi, proprio noi, non solo vediamo il mondo, ma lo guardiamo dai campi di sci sulle montagne più alte, dalle barche a vela su laghi e mari profondi, dai rettangoli di equitazione, dai diamanti di baseball e dai poligoni di tiro con l'arco, dalle piste di pattinaggio e dai circuiti di atletica, e ancora non abbiamo finito!
Non ci servono occhiali per vedere questo mondo meraviglioso, lo vediamo attraverso lo sport!

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