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Paratriathlon a livelli mondiali
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da Running Magazine
- (24 luglio 2012)
Nel percorso di sviluppo del triathlon, un ulteriore tassello che si è recentemente aggiunto è quello del riconoscimento di sport paralimpico da parte del CIO; a partire da Rio 2016 questa disciplina entrerà a far parte dei programmi delle paralimpiadi. Ne abbiamo parlato con Alberto Ceriani, atleta non vedente che si cimenta tanto in competizioni generali quanto in quelle riservate ai disabili e che, ad oggi, è il primo non vedente al mondo ad aver portato a termine l’IronMan delle Hawaii. “Ho iniziato nel 2004 quando, attraverso www.disabilincorsa.com (il sito che gestisco insieme a Michele Pavan e Daniela Vittori, che permette a persone con disabilità fisiche e a volontari accompagnatori e tecnici di mettersi in contatto) ho conosciuto Claudio Pellegri, con cui ho iniziato ad allenarmi nel running. È lui che, ben presto, mi ha proposto una gara di triathlon: un mio sogno da sempre, che non avevo mai fatto e che – da non vedente - mai avuto occasione di soddisfare. L’esordio, all’Idrosacalo di Milano sulla distanza olimpica, aveva come obiettivo semplicemente quello di portare a termine la gara senza camminare… e da quel momento, grazie alla disponibilità di Claudio ho scoperto che era un’attività piacevole e divertente; mi sono appassionato e abbiamo iniziato ad aumentare gradualmente le distanze fino ad arrivare, due anni dopo, all’IronMan. Per quanto riguarda la disabilità, nel triathlon ultimamente sono stati fatti importanti passi avanti: Claudio e io partecipiamo da parecchio tempo a gare per disabili, ma da un paio di anni è attivo il Movimento Parathriatlon a livello nazionale, con Simone Biava come allenatore, e le cose sono decisamente migliorate. Quando abbiamo gareggiato, nella sezione per disabili, ai mondiali di Amburgo del 2007, andavamo veramente allo sbaraglio, arrangiandoci da soli per tutte le necessità, dall’alloggio al trasporto dell’attrezzatura (che, nel caso del tandem, è sempre problematica). Dal 2011, invece, c’è una organizzazione seria, l’aria è decisamente cambiata; sia agli europei di Pontevedra, in Spagna nel 2011 (dove ci siamo classificati terzi), sia a quelli del 2012 in Israele (quinti sulla distanza sprint), abbiamo goduto di appoggio e di assistenza e tutto è diventato più semplice: appoggio in zona cambio, consigli e indicazioni, la presenza di medico e fisioterpista, prenotazioni alberghiere e così via. Tutto molto più facile e organizzato rispetto al nostro approccio ‘artigianale’”.
Nel palmarès di Ceriani compaiono anche una vittoria agli europei di Lisbona del 2008 sulla distanza olimpica, un terzo posto ai mondiali in Australia nel 2009, nonché la partecipazione all’IronMan di Klagenfurt del 2006, corso al fine di ottenere la qualificazione per le Hawaii (i disabili ammessi alla gara ogni anno sono in tutto 5). Ma come si attrezzano atleta e accompagnatore per le diverse frazioni della gara? “Ognuno ha sviluppato una propria tecnica; la parte in bici si corre con un tandem da corsa, mentre nella corsa e nel nuoto siamo legati uno all’altro con un normale cordino: ai polsi per il running, intorno alla vita quando si è in acqua. Certo, nelle gare per disabili, cui partecipano al massimo una cinquantina di persone, è tutto molto più semplice; mentre nella ressa dei 2500 partenti per l’IronMan è davvero complicato, con il rischio che qualcuno si impigli nella corda. Tanto che, nelle competizioni in cui non abbiamo ambizioni di tempo, preferiamo mantenerci defilati e partire in coda al gruppo”. Ceriani ha anche l’appoggio di alcuni sponsor: F.lli Bonetti per il telaio del tandem, Brooks per calzature e abbigliamento, oltre al sostegno di CellFood, , Pizzardi editore, Mediaedge e del Gruppo Sportivo non vedenti Milano. Quali i suoi prossimi obiettivi? “Il sogno sarebbe quello delle Paralimpiadi di Rio del 2016, per cui il prossimo gennaio iniziano le qualificazioni: sarà di sicuro un quadriennio impegnativo”.
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