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Paralimpiadi nei licei milanesi: "Nella sfida c'è tanto da imparare".
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da La Repubblica
- (8 giugno 2014)
L'esperienza Dopo San Carlo, Agnesi e Cremona, anche il Leone XIII ha ospitato atleti disabili (per una partita "contro" 400 studenti). El. An. Pareto, Agnesi, Cremona, collegio San Carlo: sono sempre di più le scuole che portano dentro alle proprie mura il volontariato e il suo mondo. Giovedì è stata la volta del Leone XIII trasformatosi in gigantesco playground dove si sono sfidati in vari sport e attività ludiche 400 allievi e giocatori diversamente abili. Una sorta di Paraolimpiade con in programma partite di baseball per non vedenti, basket su sedia a rotelle, calcio balilla con ipodotati. Il risultato? "Eccezionale", a sentire l'opinione degli studenti. "E' stato come se fossero stati in cattedra. Sono persone che ci hanno insegnato qualcosa. Per un giorno sono stati i nostri maestri - racconta entusiasta Giulia Barbieri, quarta ginnasio -. Ecco cosa significa combattere per i propri sogni e avere forza di volontà". L'anno scorso, dopo un'altra giornata speciale insieme ad operatori di realtà milanesi del non profit, più di cento ragazzi avevano iniziato con il volontariato: "Stavolta, per l'energia che circolava, forse abbiamo fatto ancor di più" esulta Fabrizio Zaggia, uno dei docenti più attivi. La scuola "può, anzi deve" farsi promotrice nell'avvicinare i ragazzi al Terzo settore: educare non è solo portare all'eccellenza accademica ma anche far scaturire una scintilla più umana, che "spinge ad aiutare gli altri mettendosi sul loro stesso piano". Da loro, dai ragazzi, arriva poi la vera lezione: "Hanno mostrato se stessi e le loro difficoltà nel modo più coinvolgente che potessero trovare, attraverso lo sport che ci appassiona tutti" spiega Emanuela Romanò, seconda scientifico, mentre prova una handbike . Teneva banco la sconfitta "ma non la loro, quella che accettano ogni giorno per l'inabilità a compiere certi movimenti: io vedevo la sconfitta del loro handicap". Ancora, la sua compagna Caroline Ghisolfi: "Non c'è male che possa togliere definitivamente la voglia di mettersi alla prova e sfidare se stessi e i coetanei". E Stefano Ramella, due anni più grande: "Passare la giornata da "abile sportivo" con i "non abili sportivi" mi ha ricordato ciò che purtroppo non è sempre scontato nello sport e nella vita: la vittoria è un passaggio, una possibilità, ma non l'obiettivo. Il bello delle sfide è l'emozione di relazionarsi con un altro. E alzare ogni volta un po' l'asticella, per essere motivati a fare di più". El. An.
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