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Una vita da atleta (benedetta dal Papa)
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da Il Corriere Dei Ciechi
di Stefano Iannaccone - (27 novembre 2014)
La prima edizione degli Italian Paralympic Awards è stata un successo. Con momenti davvero toccanti
C’è un'immagine che sintetizza meglio di tutte il senso di "Believe to be Alive", prima edizione degli Italian Paralympic Awards: Papa Francesco che si rivolge, nella Sala Nervi, a una platea di circa 4 mila persone, tutte legate allo sport paralimpico. Nonostante i giorni impegnativi del Sinodo, il Pontefice ha infatti voluto manifestare l'affetto verso il movimento. "Lo sport è un invito a favorire la cultura dell'inclusione e a respingere la cultura dello scarto, a superare le barriere che sono fuori di noi e soprattutto dentro di noi", ha detto il Papa durante il suo discorso.
La prima edizione del Paralympic Awards si è svolta a via della Conciliazione a Roma, dal 3 al 5 ottobre, riscuotendo grande attenzione e ottenendo la soddisfazione di chi vi ha preso parte. Il Santo Padre ha sottolineato: "Lo sport ci aiuta a vivere le differenze, a fare di esse un'occasione preziosa di reciproco arricchimento e scoperta, a scoprire delle potenzialità che non immaginavamo. Nel vostro sforzo, per un mondo senza barriere, per un mondo senza esclusi, non siete soli". L'udienza in Vaticano non è stato il solo momento della manifestazione "Believe to be Alive". Di certo ha rappresentato il clou, ma l'evento ha creato preziose condizioni di condivisione. "Già il viaggio è stato un'esperienza interessante. Siamo stati in pullman insieme a un gruppo di ragazzi con disabilità motorie. Ho apprezzato molto come alcune persone facciano sacrifici notevoli per praticare uno sport", racconta Stefano Tosetto, papà di Laura, un'atleta milanese non vedente che ha partecipato all'iniziativa.
Lungo via della Conciliazione sono stati allestiti gli stand delle federazioni, che hanno così potuto fornire le risposte necessarie sulle varie discipline. Con un obiettivo: puntare ad aumentare il numero di iscritti. "È stato un momento di divulgazione importante, in un posto davvero notevole", rileva Stefano Tosetto. L'appuntamento ha creato un contatto tra le persone disabili, avvicinando le persone ad attività prima sconosciute. Nulla vieta a un'atleta, come Laura Tosetto, di poter confrontarsi con altre discipline, al di là di quella preminente che nel suo caso specifico resta l'atletica. Ed è quanto avvenuto nella cornice di via della Conciliazione.
Francesco Cusati, presidente del Gruppo Sportivo Non Vedenti Milano, evidenzia come "sia stato un evento importante. Lo è stato per la visibilità mediatica, mostrando a tutti come lo sport paralimpico sia una realtà rilevante. Il fatto che il Papa abbia voluto incontrare questo mondo è una testimonianza dell'attenzione che sta crescendo verso il movimento. Insomma, abbiamo avuto la possibilità di una legittimazione grazie all'impegno in prima persona del Papa". I Paralympic Awards sono stati caratterizzati da varie fasi, anche artistiche, con l'esibizione in Sala Nervi di Annalisa Minetti, cantante non vedente capace di reinventarsi anche velocista di successo. "Il cronometro non l'avevo mai visto prima di allora, ma mi sono detta che non era impossibile. Dico a tutti, provate. Io corro per tutti quelli come me, non per un mio traguardo personale", ha detto Minetti.
Stefano Tosetto si sofferma sulle sensazioni provocate dall'incontro in Sala Nervi: "C'è stata una parte introduttiva con una serie di testimonianze. È stato in pratica il preludio al saluto di Papa Francesco. Ci sono stati un paio di interventi che mi sono piaciuti molto. Il messaggio fondamentale è che di fronte a grandi problemi ci può essere una forza di reazione. In particolare, chi ha vissuto nella normalità si trova a vivere condizioni devastanti. Mia figlia è nata non vedente ed è una situazione che vive dalla nascita. Ma la cosa è molto diversa quando la disabilità arriva in un'età successiva, che può essere più o meno matura". Il racconto di Stefano Tosetto riporta storie esemplari: "Hanno intervistato un atleta che ha perso l'attività motoria in Afghanistan, ma che ha comunque proseguito con lo sport. Queste persone, pur nella estrema difficoltà, riescono ad avere la determinazione di ricominciare daccapo. Abbiamo ascoltato anche la storia di un'atleta che aveva partecipato all'Olimpiade come normodotata e poi ha dovuto riadattarsi alla disabilità. Questo tipo di vicende personali" prosegue Stefano Tosetto "lasciano un messaggio incoraggiante, perché alimentano la speranza, traslando il discorso dallo sport alla vita in generale, di avere spazio e successo. C'è la forza e il coraggio di affrontare nuove sfide con tutto ciò che comporta".
Michela Dei Cas, tecnico di atletica del gruppo non vedenti di Milano, ha colto altri aspetti della manifestazione: "L'evento è stato bellissimo, prima di tutto perché univa tutte le società paralimpiche. Poi c'era l'aspetto simbolico, perché a Roma, nella Capitale, si sono ritrovati ragazzi e genitori con varie disabilità. È un merito da non trascurare. Via della Conciliazione era adibita per presentare le attività delle federazioni con l'obiettivo di reclutare atleti interessati alla pratica di discipline. Il tutto è stato impreziosito dall'incontro con il Papa". Una menzione immancabile, quella per il Santo Padre.
L'evento "Believe to be Alive" è coinciso quest'anno con la Giornata Paralimpica, nata come l'idea di una manifestazione itinerante. In questa edizione si è spostata ovviamente a Roma, rafforzando il suo significato grazie all'unione con i Paralympic Awards.
Le istituzioni sportive hanno dedicato grande attenzione a "Believe to be Alive". "Era uno dei miei sogni, avere intorno a noi tutti quelli che, nel proprio settore, hanno dato un impulso straordinario al movimento paralimpico. La foto finale con gli atleti è un simbolo ideale", ha commentato il presidente del Comitato paralimpico italiano, Luca Pancalli. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha espresso un concetto che è un suo vecchio cavallo di battaglia: "Tutti lo sanno come la penso. Immagino un centralinista che risponda "Buongiorno, Comitato Olimpico e Paralimpico Italiano". Secondo il numero uno dello sport italiano, "si possono raggiungere traguardi ancora più ambiziosi" attraverso l'unità dei due movimenti.
Ma i Paralympic Awards non sono uno strumento terminato a ottobre, anzi. Da quell'appuntamento si apre la riflessione sul futuro del movimento, al di là delle singole iniziative, per quanto meritorie. Anche in questo caso sono preziose le testimonianze di chi si muove all'interno dello sport paralimpico.
"La situazione è complessa e semplice allo stesso tempo. Ci sono pochi giovani che si avvicinano allo sport in generale, a quello paralimpico ancora meno. C'è bisogno quindi di un intervento a livello scolastico, dove la cultura sportiva nasce, cresce e si sviluppa", osserva Francesco Cusati. Il presidente del Gruppo Sportivo Non Vedenti di Milano aggiunge: "ci sono appuntamenti che danno visibilità, come l'incontro con il Papa e le Paralimpiadi. E sono fatti importanti. Ma forse manca la possibilità di entrare a pieno titolo nella quotidianità per avvicinarsi all'educazione sportiva". Il tecnico Michela Dei Cas si sofferma su altri particolari: "Tutte le federazioni dovrebbero promuoversi anche al di là delle singole manifestazioni come quella svoltasi a Roma. Bisogna incentivare le persone almeno a provare. Poi non è detto che al termine della prova ci sia un aumento dei tesserati. Ma sicuramente c'è qualche possibilità in più. Occorre quindi che ogni federazione si metta in gioco per attirare il maggior numero di persone". Comunque, sottolinea Michela Dei Cas, "qualcosa di positivo c'è stato, anche se non ho gli strumenti statistici per quantificare. Il senso generale è che le federazioni si stanno attrezzando per aumentare il numero di tesserati".
Nella sua prospettiva di genitore di una brava atleta paralimpica, Stefano Tosetto spiega quello che constata in maniera diretta: "Ci sono tante realtà diverse, come l'associazione a cui è iscritta mia figlia. Grazie al Gruppo Sportivo riusciamo a svolgere le attività. Ma un esempio utile è la vicenda dei campionati nazionali di Atletica a Grosseto, dove ho notato che gli unici giovani erano quelli del nostro gruppo. Il fatto mi ha sorpreso e rattristato. Sembrava che in tutta Italia solo noi a Milano riuscivamo a fare una cosa del genere. Certo, c'erano atleti più adulti, ma per svilupparsi lo sport paralimpico necessita di forze fresche. È una cosa che andrebbe vista e stimolata. Ma affinché la cosa abbia successo occorrono molti fattori". Proprio per quanto riguarda la realtà milanese, Francesco Cusati mette l'accento su un evento che sta catalizzando l'attenzione sul piano nazionale. "Pensiamo all'Expo, una parola così usata. Nel caso dello sport paralimpico milanese, e più in generale lombardo, deve essere sfruttata al meglio. Si tratta di una bella vetrina da non sprecare. Non mi riferisco solo ai non vedenti, ma a tutti i disabili". Ecco, magari con l'impegno delle Istituzioni sportive e non, "Believe to be Alive" potrebbe ripetersi in "menù alla milanese".
Stefano Iannaccone
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