|
Gli altri Giochi di Di Capua.
|
da Gazzetta dello Sport
di Silvia Galimberti - (9 settembre 2016)
Rio de janeiro.
Peppiniello Di Capua è la storia del canottaggio italiano, una storia che non è ancora finita. La prima Olimpiade nel 1980 a Mosca. La prima medaglia d'oro a Los Angeles, quattro anni dopo. La prima Paralimpiade a Rio de Janeiro, oggi. A 58 anni. In mezzo due ori e un argento olimpici e sette titoli mondiali nel due con. Di più, l'essere stato insieme ai fratelli Abbagnale, pioniere ed emblema di questo sport, in Italia e nel Mondo. Ora la scelta di rimettersi in gioco: "La mia seconda vita è iniziata nel 2013, dopo 17 anni di silenzio. E' un privilegio fare parte di questo progetto, vivo delle emozioni eccezionali. Ho accettato subito la chiamata, senza fare troppe domande".
SENZA DIFFERENZE "Non ho mai pensato che il canottaggio paralimpico fosse un giocattolo o uno sport minore - ha aggiunto Di Capua, campano dal tono schietto -, qui si fanno le cose seriamente, ognuno ha il suo ruolo. Il mio è quello di essere una guida sulla barca, sia tecnica che tattica. Devo trasmettere le giuste indicazioni. Per entrare in sintonia e creare il giusto feeling con questo equipaggio c'è solo una regola: trattare gli atleti come uomini e come sportivi. Da fuori potrà sembrare un privilegio quello di avere me come timoniere, ma la verità è che il primo a essere grato sono io".
COME MOSCA Oggi alle 15.30 italiane il quattro con LTA Mix (equipaggio misto e categoria in cui gli atleti hanno la mobilità di braccia, tronco e gambe) di Peppiniello Di Capua cercherà la qualificazione alla finale, obiettivo che - secondo il tecnico Giovanni Santaniello - è alla portata. Si regata nella Lagoa Rodrigo De Freitas, le stesse acque dove meno di un mese fa l'Italia ha conquistato il bronzo nel due senza e nel quattro senza. L'equipaggio è composto da Valentina Grassi (CC Roma), Tommaso Schettino (CC Aniene), Florinda Trombetta (SC Milano) e Luca Lunghi (CUS Ferrara). "Sto vivendo questa vigilia esattamente come quella di Mosca 1980 - ha commentato Di Capua -, una giornata operativa, senza ansia, di revisione tecnica, definizione dei dettagli e un po' di psicologia. Ho spiegato ai ragazzi che la Paralimpiade, così come l'Olimpiade, non sarà certo come un Mondiale, si vive tutto in maniera più emozionate e intensa. Sarà una gara a parte. Stamattina (ieri, ndr ) ho incrociato Giuseppe e sentito Carmine, mi hanno fatto il loro in bocca al lupo, sono contenti per me, fanno il tifo. Certo è strana la vita, abbiamo fatto grandi cose insieme e oggi io sono ancora qui a gareggiare...".
Silvia Galimberti
|