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Oney, Sonia, Emanuele, Arjola... grandi esempi al Tempo delle donne
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da Il Corriere Della Sera
di Simone Fanti - (11 settembre 2017)
MILANO. E la festa continui. Non mi lascia, e per fortuna, la sensazione positiva e benefica che mi hanno trasmesso le parole pronunciate dai protagonisti – atleti vincenti prima di tutto nella vita e poi nelle diverse discipline agonistiche – dell’incontro “Liberi tutti nello sport” (che si è tenuto il 10 settembre all’interno della kermesse Tempo delle donne). Ecco l’inno alla vita. Quello vero, quello sentito che scaturisce dal cuore. Dal cuore grande di Oney Tapia, discobolo paralimpico e vincitore dell’ultima edizione di Ballando con le Stelle in coppia con Veera Kinnunen. Lui ex giardiniere – un grosso ramo lo ha colpito in testa privandolo della vista nel 2011 – che si definisce “bergamasco di origine e cubano di adozione (in realtà è il contrario, ma è un omaggio a un luogo che lo ha accolto)”.
Colpisce cuore e testa quando con un pensiero riassume la sua storia: “quel giorno è stata una benedizione. Ho perso la vista, ma non la speranza. Sì, si è spenta la luce, il cielo si è rimpicciolito e mi son chiesto cosa avrei fatto… poi mi sono lasciato trasportare dalla vita. E lei ha sconfitto la disabilità portandomi a vincere”. Il segreto (anche per Ballando)? “Chiudere gli occhi… e lasciarsi guidare. Come nella musica. – racconta -. Durante lo spettacolo tv dovevo imparare due coreografie in tre giorni. La mia partner mi mostrava i passi e io con le mani li sentivo… Ho fatto una fatica enorme, mi esercitavo anche nel mezzo della notte, non ho mai smesso di impegnarmi. La forza volontà e il lavoro di squadra hanno dato i loro frutti. Se mettiamo tutto noi stessi nelle cose che facciamo, possiamo fare cose magnifiche…”. La voce s’incrina solo quando gli viene chiesto quale immagine del suo passato vorrebbe conservare per sempre. “Le immagini che cerco di recuperare, di portare con me, sono quelle dei miei figli: ogni volta che ci provo è come forzare una porta che non si apre. Allora do io una forma ai loro volti. Andare a toccare il passato è un dolore, è meglio vivere le cose così come vengono”.
Emozioni forti che proseguono con coppie speciali: Sonia Veres e suo marito Francesco Consonni, la prima ex portiere di Hockey degli Sharks, in carrozzina per Atrofia Muscolare Spinale, il secondo ex volontario in una squadra di atleti disabili di Monza. Il 27 maggio del 2013 si sono sposati e ora attendono, tra non poche difficoltà Leila: “siamo all’ottavo mese”. Francesco sul palco ripercorre la sua storia d’amore “mi hanno colpito di Sonia la sua tenacia e determinazione nel portare avanti una vita scandita dal lavoro e dallo sport”. Sonia sottolinea come nel suo rapporto di coppia sia fondamentale l’ironia “Ridiamo molto insieme, soprattutto delle barriere mentali che le persone erigono nei confronti della disabilità”.
L’altra coppia d’oro, d’argento e di bronzo (tali sono le medaglie nell’atletica conquistate agli ultimi mondiali paralimpici di Londra) è formata da Arjola Dedaj, campionessa nel salto in lungo e nei 200 metri con retinite pigmentosa, e dal compagno Emanuele Di Marino velocista che convive dalla nascita con il piede torto. Galeotta fu una barra di cioccolato offerta da Emanuele a bordo pista. Ma non sono sempre tutte dolcezze “Emanuele lascia spesso le antine aperte, mi sposta gli oggetti e io impazzisco a ritrovarli” confida Arjola che tiene il broncio per pochi secondi e poi si scioglie in un sorriso. Lo sport ha permesso a queste di due coppie di conoscersi, innamorarsi, condividere la stessa passione. Ma lo sport è anche strumento di crescita, autoaffermazione, inclusione sociale e possibilità di scoprire il mondo attraverso le competizioni internazionali. Eppure sono ancora pochi i disabili che lo praticano: solo 70 mila dei 2,6 milioni presenti in Italia. E proprio per avvicinare maggiormente i disabili allo sport è nato il progetto Oso (Ogni sport oltre), promosso dalla Fondazione Vodafone, che ha creato una piattaforma digitale con una mappatura in tutta Italia delle associazioni sportive attive nel mondo della disabilità. News e aggiornamenti, una testata dedicata, consentono di tenersi sempre informati e trovare in poco tempo le realtà a cui rivolgersi. La fondazione inoltre ogni anno mette in palio finanziamenti per iniziative che abbiano come obiettivo la promozione dello sport tra i disabili.
Tra i progetti finanziati dalla Fondazione c’è Route 22, un viaggio in auto di 11 mila chilometri da Milano a Capo Nord andata e ritorno, compiuto quest’anno dagli ambassador Andrea De Vincenzi (amputato alla gamba sinistra per incidente in moto quando aveva 17 anni), atleta paralimpico e mental coach e da Massimo Spagnoli (20 anni amputato, due anni fa, alla gamba destra). Un percorso dove non sono mancati gli ostacoli: come il trekking in stampelle, pedalate tra sentieri impervi. L’obiettivo: “testimoniare che volere è potere. Occorre credere in noi stessi anche quando la vita ci sbatte in faccia tutta la sua drammaticità” afferma De Vincenzi “Ho lasciato a casa la protesi molti anni fa e ora giro mostrandomi così come sono. Non ho paura degli sguardi degli altri, dei loro occhi che indugiano sulla gamba che manca. Sono troppo concentrato sulla mia vita e sui miei obiettivi. Ho trovato dentro di me 22 risorse (ecco spiegato il perché del nome Route 22, ndr) : pensiero positivo, tenacia, resilienza…”. Andrea le snocciola tutte, poi facendosi forza sulle sue stampelle colorate, si alza e si congeda. Non può fermarsi, il cammino è ancora lungo.
“Non solo disabilità fisica, ma anche intellettiva e relazionale. Quella di cui si occupano gli Insuperabili, bella realtà di Torino- racconta il presidente della Onlus, Davide Leonardi -, che ha varcato i confini piemontesi in particolare grazie a Fondazione Vodafone Italia. Hanno iniziato quasi per gioco a Torino, per aiutare a fare sport a un amico con sindrome di Down. Oggi hanno scuole calcio in tutta Italia, prevalentemente dedicate a chi ha disabilità intellettiva”.
Simone Fanti
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