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VIVERE IL CALCIO CON CHI NON VEDE
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da Gazzetta dello Sport
di Alessandra Bocci - (21 maggio 2019)
MILANO UNA SERATA A BORDO CAMPO Aumenta l’attenzione verso i disabili.
Domenica un esperimento con un gruppo di non vedenti, fra cuffiette speciali e sorrisi Lassù ci sono una cinquantina di tifosi del Frosinone.
«Che bravi, questa è una prova di sportività», dice qualcuno. Valentina è piccola, ha un piumino rosa e occhi neri immensi. Lei può vedere quelle persone, punti colorati da quaggiù, prima fila del primo anello arancio. Suo padre no e neppure altri che la circondano. E’ il gruppo di non vedenti che il Milan ospita a San Siro per la prima volta, con le cuffiette per il commento audiodescrittivo e tanta voglia di vivere il calcio da vicino. Senza occhi, ma con una percezione acuta dei suoni e dei rumori e tanta emozione.
Una visione differente
All’estero lo fanno da tempo. Lo fanno all’Arsenal, club dal quale proviene l’amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis, che ha accolto domenica gli ospiti speciali.
All’Emirates c’è una sala sensoriale per aumentare la percezione emotiva della partita.
In Italia i disabili sono accolti in alcuni stadi bene, in altri meno bene. I non vedenti però hanno bisogno di attenzioni diverse e il Milan si sta organizzando per darle.
«Stiamo cercando di coccolare tutti i tifosi con disabilità, di fornire un servizio migliore e quello di domenica era un esperimento», spiega Marco Lomazzi, direttore dello stadio e Dao del Milan.
Dao sta per Disability Access Officer, persona che nel club
si occupa di inclusione e accessibilità da parte di chi è diversamente abile. E’ una figura che la Uefa ha reso obbligatoria dal 2015.
Coppa e stupore
«Ho cominciato ad occuparmi molto di questo tema prima della finale di Champions League giocata a Milano nel 2016 e non potrò mai dimenticare la faccia dei tifosi spagnoli quando hanno visto i posti che gli erano stati riservati.
L’inclusione è un argomento importante e l’intenzione del Milan è rendere davvero lo stadio accessibile a tutti».
San Siro sarà pure vecchio, ma sa essere ospitale.
«In Italia siamo un po’ indietro sul tema dell’accoglienza dei tifosi disabili, ma è una battaglia che vogliamo combattere.
I non vedenti hanno specificità diverse da chi si muove in carrozzina, però anche loro hanno bisogno di stare vicino al campo, vogliono sentire i rumori».
Diciassette persone comprese gli accompagnatori si sono accomodate sui seggiolini a pochi metri dal campo durante Milan Frosinone. Avevano le cuffiette per la radio-cronaca, ma più che altro avevano voglia di fiutare l’aria, sentire le urla dei tifosi, vivere il disappunto per le occasioni sbagliate.
Fra di loro c’erano Rodolfo Masto, presidente dell’Istituto dei Ciechi di Milano, Franco Lisi, direttore scientifico dell’Istituto e Francesco Cusati, presidente del gruppo sportivo dei non Vedenti milanesi.
Hanno seguito la partita con gli auricolari, sono stati ospitati in una lounge sovraffollata per lo spuntino, hanno esultato ai gol del Milan.
Progressi
«Questo era un primo step e il bilancio è molto positivo», racconta Masto.
«Formeremo le persone che dovranno raccontarci la partita. Perché non ci interessa soltanto il fatto tecnico, ma anche la descrizione dell’ambiente, gli striscioni, il comportamento dei giocatori in panchina.
Apprezziamo la disponibilità del Milan e speriamo che altri club seguano l’esempio.
Una iniziativa del genere fa cultura di integrazione».
Integrazione, inclusione, emozione.
«Da ragazzino andavo allo stadio, in curva, avevo ancora un residuo visivo che ho perso con la malattia».
La retinite ha messo fuori gioco la vista di Francesco Cusati, presidente del Gruppo Sportivo non Vedenti di Milano, ma non gli ha tolto il gusto per lo sport.
«Al gol di Piatek sono scattato in piedi. Sentire il boato di San Siro mi ha fatto tornare indietro nel tempo».
Senza occhi si può continuare a vedere.
Alessandra Bocci
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