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Baseball

Visibilità internazionale per quei vent’anni del baseball per ciechi a Milano


da Superando.it
di Angela Bellarte - (9 novembre 2020)

Quanto vale lo sport? Per tanti di noi vale moltissimo, anche vent’anni di vita. Qualcuno ha trovato la sua strada più di vent’anni fa, e ancora la percorre, correndo, scivolando, lanciando e battendo. È la storia del baseball per ciechi di Milano, è la storia dei Thunder’s Five.

Più di vent’anni fa grandissimi personaggi del baseball professionistico crearono le regole per il baseball per ciechi, e la passione fu contagiosa e arrivò a Milano.

A Milano, ragazzi curiosi e increduli di avere un’opportunità del genere si raccolsero intorno ad altri grandissimi personaggi ex giocatori professionisti e la prima squadra di baseball ciechi della storia della città meneghina entrò… nella Storia.

I nomi, tanti nomi, andrebbero citati tutti; così, per cercare di raccogliere in un unico abbraccio questi due decenni di storia e queste tante e tante persone, è nato un documentario, perché di ognuno ci sia un gesto o una parola, uno sguardo o un sorriso.

Thunder’s Five Milano – 20 anni di successi ripercorre così i volti e le voci della squadra attualmente più titolata d’Italia, dalla prima vittoria in Coppa Italia, che ha fatto capire al team che si faceva sul serio, che non si andava in campo per passare una domenica diversa, ma si andava in campo per vincere e vincere bene, attraversando le esperienze di chi è arrivato sul diamante quasi per sbaglio e poi non è riuscito a staccarsene più, fino a giungere, attraverso vittorie e sconfitte, incontri e divisioni, amicizie ed entusiasmi, a festeggiare i suoi primi vent’anni.

Era quasi il 2000 e c’era il Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti di Milano che già aveva contribuito affinché il panorama degli sport che una persona cieca potesse praticare si allargasse parecchio: di propria iniziativa o assorbendo iniziative di altri, si era passati dai canonici atletica e nuoto o torball [calcio con palla sonora, N.d.R.] e si era arrivati allo sci, all’arrampicata, all’equitazione eccetera eccetera; ma uno sport di squadra con la complessità del baseball forse era ancora confinato in un “immaginario inimmaginabile”. Eppure, probabilmente sbucato da un universo parallelo, ecco che a Bologna Alfredo Meli trasformò il suo sogno in realtà, creando appunto l’AIBXC, il baseball per ciechi.

Allora il Gruppo Sportivo milanese creò i Thunder’s Five, perché la voglia di giocare era ormai tanta: l’idea di correre verso le basi, di imparare a battere la pallina in attacco e, in difesa, di raccoglierla e rilanciarla per eliminare l’avversario, l’idea di quella terza base da raggiungere per poter fare l’ultima corsa, la più difficile, quella a “casa base” che assicura il punto, tutto questo era diventato un bisogno, una sfida e doveva diventare una realtà.

Ragazzi e allenatori hanno cominciato ad appassionarsi a questo sport così tecnico: così tante le cose da imparare e così tanta la libertà di fare le cose in autonomia che il baseball permette, che davvero in tanti nel corso degli anni ci hanno almeno provato.

E così ecco che nel documentario troviamo mille storie, mille parole, dall’incredulità degli stessi primi allenatori che hanno cercato e trovato il modo di spiegare a chi non vede i gesti, la tecnica, le dinamiche del gioco che loro amavano già tanto, ma anche l’incredulità dei giocatori che si scoprono talenti incredibili ad acchiappare una pallina che arriva tintinnando, a volte lenta lenta e a volte come una fucilata, per lanciarla in difesa ed eliminare l’avversario, oppure che la mazza nella propria mano possa spedire la pallina in fuoricampo o spingere il compagno in terza base a fare il punto della vittoria.

Sono state talmente tante le storie, da non poter essere contenute tutte nel documentario: si potrebbe ad esempio chiedere a Francesco Cusati, primo capitano e ancora attualmente grande giocatore, di quella volta che durante una corsa in seconda inciampò in una tartaruga… Nel documentario non c’è l’odore della terra rossa quando ti si attacca alla divisa e ti trasforma in una cotoletta, non c’è la fatica di restare in campo quando sta piovendo, ma quella partita va giocata e quindi fino a che le palline si sentono si va avanti. Per questo non si può fare altro che venire sul diamante e, che ci si veda o no, provare a giocare, magari proprio con i Thunder’s Five.

Ma nel documentario c’è il gioco, c’è il silenzio indispensabile per poter usare al meglio l’udito invece degli occhi, che poi si riempie dei suoni strani che servono a individuare le basi e la pallina; ci sono le urla di gioia e le lodi per i compagni di squadra, gli amici, quelli che con te si allenano, condividono la stanza nelle trasferte, ti passano l’acqua nel dugout [area della panchina di una squadra, N.d.R.] e ti danno una pacca su una spalla quando “proprio non è giornata”.

È perché ha mostrato tutto questo che nel cartellone di Sport Movies & TV 2020 – 38th Milano International FICTS Fest, finale dei venti Festival (nei cinque continenti) del World FICTS Challenge, il Campionato Mondiale della Televisione, del Cinema, della Cultura e della Comunicazione Sportiva, la storia dei Thunder’s Five, presente nella Sezione Paralympics, è stata inserita nell’elenco delle Nominations per l’assegnazione della Guirlande d’Honneur 2020 e della Mention d’Honneur 2020.

Proprio mentre scriviamo [lunedì 9 novembre, ore 16,30, N.d.R.], nel sito dedicato all’evento, ma anche sul canale 814 di Sky, il documentario va in onda per la prima volta, mentre dopodomani, mercoledì 11, verrà diffusa alle 19, sugli stessi canali, la cerimonia conclusiva del Festival, che vedrà la giuria assegnare al documentario uno dei due premi finali.

Ma al di là dei riconoscimenti, ancora una volta sarà importante avere mostrato a chi non osa fare qualcosa che il qualcosa si può fare e sarà importante avere raccontato un po’ di ognuno, sarà importante che tutte queste storie abbiano creato i primi vent’anni dei Thunder’s Five Milano.

* Angela Bellarte,

Consigliera del Gruppo Sportivo Dilettantistico Non Vedenti Milano.

Angela Bellarte

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